SCANDALI. “L’Asi di Agrigento è fuorilegge”, ma sulla faccenda il silenzio è assordante
Intervengono su tutto ma non sull’Asi “fuorilegge”. Nessuna presa di posizione, nessun commento benché sollecitato. Niente, bocche cucite, silenzio “complice”.
E’ quello di Giuseppe Catanzaro della Confindustria e di Mariella Lo Bello della Cgil, ma anche di Roberto Migliara della Cisl, di Aldo Broccio della Uil, e di tutti gli altri rappresentanti politici, parlamentari, sindaci, che normalmente intasano siti e giornali con una miriade di comunicati stampa intervenendo su tutto. Tacciono pure l’ambientalista Giuseppe Arnone e il rappresentante degli studenti Claudio Calè, protagonisti quotidiani di varie “operazioni mediatiche”.
All’Asi, ad occuparsi, a spese nostre, di sviluppo industriale nell’Agrigentino non sono imprenditori o tecnici, geometri o architetti e ingegneri, ma guardie carcerarie, maestre, vigili del fuoco, forse anche qualcuno della guardia di finanza (che volendo potrebbe anche starci nella programmazione di uno sviluppo all’insegna della legalità).
“La quasi totalità degli attuali 57 componenti del Consiglio generale del Consorzio Asi di Agrigento, nominati dagli enti locali e dalle associazioni di categoria, sarebbero privi dei requisiti richiesti dalla legge”. Lo ha denunciato il senatore di Italia dei valori, Fabio Giambrone, illustrando a Palazzo Madama un’interpellanza al ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
Dello scandalo se ne è occupato il Corriere della Sera con un articolo in prima pagina a firma di Gian Antonio Stella, che da anni con articoli e libri di successo documenta tutti gli sprechi in Italia. Ma la stampa e i politici agrigentini hanno glissato. “Anche i siti internet locali quando una roba scotta ne stanno alla larga”, ha detto il rappresentante del circolo agrigentino di Italia dei Valori Giampiero Carta lamentando di aver inviato un comunicato che nessun giornale pare abbia pubblicato.
Per completezza di informazione però bisogna aggiungere che servizi giornalistici sulla “vergogna Asi” sono stati pubblicati dal settimananale Grandangolo e dal mensile L’Altra Agrigento.
Il circolo di Italia dei valori di Agrigento chiede il commissariamento dell’Asi, perché “l’illegittima composizione del Consiglio generale si trasferisce al Comitato direttivo del Consorzio, nel quale alcuni membri sono diretta emanazione del Consiglio generale che li nomina tra i suoi componenti, privi in larghissima parte dei requisiti previsti e richiesti dalla legge”.
“Risulta che Confindustria ed i sindacati – lamentano i diepietristi agrigentini – accettano di partecipare con propri rappresentanti a determinare la politica industriale della Provincia di Agrigento con il contributo determinante delle guardie carcerarie che, con il loro apporto, determinano l’approvazione di bilanci milionari, piani triennali delle opere pubbliche e piani regolatori. Con quali effetti lusinghieri, in termini di sviluppo del territorio e corretto uso delle risorse pubbliche (quali 1.500.000 euro l’anno per stipendi e 200.000 euro l’anno per tenere in vita un Consiglio generale di questo genere ed un Comitato direttivo, costituito per filiazione dal primo), è sotto gli occhi di qualsiasi visitatore, anche non particolarmente attento. Tale situazione di aperta illegalità non può essere oltremodo tollerata dai sindacati dei lavoratori Cgil, Cisl e Uil, rappresentati all’interno del consiglio generale”.
“Una situazione grave di questo genere, se conosciuta, non potrebbe essere tollerata da parte della Procura della Repubblica, né da parte del Prefetto. Né, a maggiore ragione, può essere tollerata da Confindustria, rappresentata in Comitato direttivo ed in Consiglio generale del consorzio Asi: l’associazione si è imposta all’attenzione ed al rispetto di un’intera nazione attraverso le recentissime prese di posizione contro la mafia e la cultura dell’illegalità. E l’esistenza in un ente pubblico costituito illegittimamente e che altrettanto illegittimamente continua ad usare denaro pubblico a quale cultura appartiene? Come si può continuare a farne parte – conclude la nota di Italia dei valori di Agrigento – senza chiedere il ripristino della legalità attraverso una temporanea, necessaria ed imprescindibile fase di commissariamento?”.
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