4 Dicembre 2024
Agrigento e Provincia

SCANDALO IN SICILIA. Benvenuti nella valle dei fantasmi. Al consorzio Asi di Agrigento edifici vuoti, fiumi di finanziamenti, zero sviluppo

Nell’agglomerato non stentiamo a riconoscere quello che avrebbe dovuto essere un centro direzionale e che invece è diventata una delle tante “incompiute” di questa Sicilia: una regione che continua a rivendicare risorse pubbli­che pur avendone sperperate per decenni ; in opere come queste. Per questo centro di­rezionale fantasma l’Asi di Agrigento ha ri­cevuto all’epoca 13 miliardi di lire.

La palazzina che era stata progettata per il deposito delle merci è stata conces­sa in comodato ai vigili del fuoco, che ne hanno fatto la loro casermetta. Della ten­sostruttura che avrebbe dovuto ospitare l’avveniristico centro espositivo a forma circolare restano i piloni. Il telone che la ricopriva è stato squarciato da una bufe­ra di acqua e vento che si è scatenata nell’inverno del 2008. I lavori di completamento dell’opera, peraltro mai finita, sono ricominciati dopo che il consorzio Asi ha ottenuto altri 1,2 milioni di euro da spendere. Da queste parti molti dicono che per rimettere il telo e sistemare la struttura in ogni sua parte, interna e ester­na, occorre ben di più che una somma del genere. Se così fosse, il centro fieristico-espositivo sarebbe destinato a non entra­re M funzione anche dopo questa ulterio­re iniezione di denaro. Ancora più in là incontriamo, sotto un sole che brucia tut­to, erba e prospettive, il centro uffici, un palazzo rettangolare e a due corpi con fac­ciate a vetri. Gli uffici del consorzio occupano una parte dell’edificio. Il resto dell’immobile, che avrebbe dovuto ospi­tare servizi e attività di formazione per le imprese, come la contabilità e il marke­ting, è stato dato in affitto. Qui hanno se­de fin dalla nascita l’Ato rifiuti di Agrigen­to e il consorzio di bonifica. Quanto ai cor­si di formazione, l’Asi ha cominciato a promuoverne, ma di tutt’altra specie. Per esempio, è stato organizzato fra gli altri un corso di inglese per bambini, che con lo sviluppo industriale c’entra come i ca­voli a merenda. Peraltro, riferisce una fonte, fino a un anno e mezzo fa sembra all’edifico mancasse il certificato di agibi­lità, indispensabile per poter svolgere qualsiasi attività di tipo formativo.

Se proprio non possiamo sviluppare le imprese, almeno proteggiamo quelle esi­stenti dalla delinquenza, debbono essersi detti i signori del consorzio. Giusto pro­posito. Così un giorno è spuntato il cam­per della legalità. Per diffondere il princi­pio di legalità in provincia di Agrigento il consorzio Asi ha chiesto e ottenuto, nell’ambito del progetto Maciste, un fi­nanziamento di poco inferiore a 345mila euro.11 progetto Maciste è stato predispo­sto e sviluppato da una cooperativa di Ra­gusa, la Prosvi – acronimo di promozione e sviluppo -, ma è stato fatto proprio dal  consorzio Asi. Per attuarlo ha costituito nel 2007 un’associazione temporanea di scopo a cui, insieme con la Prosvi, sono stati chiamati a partecipare l’Associazio­ne antiracket e antiusura Lo Mastro e il consorzio sviluppo e legalità, al quale ade­riscono i comuni dell’Agrigentino nei cui territori si trovano beni sequestrati alla mafia che debbono essere reimmessi nel circuito legale. L’iniziativa, per niente malvagia, era di diffondere l’idea di legali­tà in giro per la provincia stampando ma­teriale informativo e creando anche una centrale di ascolto dove si potessero de­nunciare eventuali atti di intimidazione e tentativi di estorsione.

Un bel giorno dell’aprile 2008 il cam­per della legalità è arrivato davanti al tri­bunale della città, in via Mazzini, con pro­motori e autorità al seguito, per la presen­tazione di rito. Alla manifestazione pre­senziavano il prefetto e il questore di Agrigento. Insomma, un battesimo come si conviene. Ogni giorno gli organizzato­ri spedivano comunicati per far informa­re dove sarebbe andato il camper il gior­no successivo. C’erano anche dei consulenti a supporto dell’iniziativa. Una cosa ben fatta, all’apparenza. Poi, sarà perché l’entusiasmo è scemato o perché la delin­quenza ha subìto un improvviso calo, del camper si sono perse le tracce. Non se n’è saputo più nulla, ci dicono ad Agrigento. Davvero una strana fine per un’iniziativa che si propone di diffonde la legalità e che dovrebbe essere improntata alla mas­sima trasparenza. Poi, guardando il sito internet dell’ente, qualcuno ha scoperto che tra i beneficiari delle consulenze c’era anche un giovane che è praticante presso lo studio dell’attuale presidente del consorzio Mi, Stefano Carrara, e che a guidare il camper era un venditore di frutta – per carità, con tutto il rispetto che merita un fruttivendolo – sposato con una signora che lavora al consorzio stes­so. Insomma, tutto in famiglia. E nel sito non figura la lista completa dei consulen­ti. Ora, dicono ad Agrigento, come si può diffondere la legalità ricorrendo ai soliti sotterfugi? Non sarebbe stato più oppor­tuno lanciare il progetto del camper con una gara di evidenza pubblica visto che i 345mila euro del progetto Maciste il con­sorzio li ha ricevuti dalla regione che ha, a sua volta, attinto ai fondi europei? Evi­dentemente i camper non portano bene. Su un altro più celebre di questi mezzi Craxi firmò il patto del Caf con Andreotti e Forlani, e da quel momento cominciò il crollo della prima repubblica.
Per curiosità ci siamo spinti fino all’ag­glomerato di Ravanusa, sempre sotto un sole battente. Qui lo spettacolo è deso­lante: appena tre imprese. In compenso è stato completato, con un finanziamen­to di 5 miliardi di lire dell’epoca, un im­pianto di trattamento delle acque reflue, un depuratore che potrebbe servire, ci dice una fonte, un paese di ventimila abi­tanti. Poiché in corso d’opera è emerso che l’impianto era sovradimensionato, al suo interno è stato ricavato un altro impianto di depurazione di dimensioni molte più contenute. Una sorta di ma­trioska. E tutto per tre aziende. Così vanno le cose in Sicilia nel terzo millennio.
E potremmo allargare il campo. Il con­sorzio Asi di Enna, dove sono localizzate appena venti aziende, è retto da un consi­glio generale di 79 persone. Quasi quat­tro consiglieri per azienda. In ogni con­sorzio un comune può infatti esprimere fino a un massimo di tre consiglieri e non ce n’è uno che rinunci a questo diritto. An­zi, se è possibile ne approfitta. Nell’Asi di Agrigento sono entrati Cattolica Eraclea e Santa Elisabetta, due ridenti comuni dell’entroterra nei cui territori non rica­dono agglomerati gestiti dal consorzio. Dei 54 componenti dell’Asi di Agrigento quindici sono guardie carcerarie e, tra i restanti, troviamo qualche figlio di dipen­dente, qualche maestro elementare e qualche vigile del fuoco, persone che mancano dei requisiti di legge per ricopri­re la carica. Nell’Asi di Caltagirone ci sono 56 consi­glieri per 41 aziende e in quello di Trapa­ni il rapporto è di 53 a 56. Nell’Asi di Paler­mo, invece, operano 330 aziende e anche se i consiglieri del consorzio sono circa un terzo delle imprese localizzate nell’area industriale parliamo pur sem­pre di 117 persone. Un vero e proprio par­lamento. L’Ars, l’assemblea regionale si­ciliana, ha solo 90 deputati.

Da: Sole 24 Ore