POLITICA E LEGALITA’. Agrigento, il prefetto Postiglione dice la sua sui guai giudiziari di alcuni eletti dal popolo
La sua mano destra ha firmato negli ultimi mesi provvedimenti di sospensione a carico di due sindaci, un assessore comunale e due consiglieri comunali.
Sulla propria scrivania tracimante di carte di vario genere, il prefetto Umberto Postiglione ha visto arrivare le documentazioni relative alle disavventure giudiziarie in cui sono rimasti coinvolti – con responsabilità da chiarire – pubblici amministratori di alcuni Comuni agrigentini. Postiglione fu sindaco in un paese dell’agro Sarnese in Campania dove chi non metteva le mani in pasta era mal visto dai «colletti bianchi» del luogo. Postiglione riuscì a tenersi alla larga da certi personaggi, diventando l’uomo di Stato che a Roma e Agrigento tutti apprezzano.
Chi come lui è stato sindaco di frontiera sa perfettamente cosa può accadere in certe realtà «difficili» e infatti, su quanto accaduto di recente in questa provincia, il prefetto offre la chiave di lettura di chi conosce questo mondo: «Qui, come del resto anche dalle mie parti, ci si continua a ostinare nel votare l’amico. Spesso però non si capisce o si fa finta di non capire che questo amico può avere aderenze con determinati ambienti poco leciti ed ecco che, con il passare del tempo, certi nodi vengono al pettine e scoppiano gli scandali. Se invece di votare l’amico – dice il prefetto – si facesse comunque una scelta coerente con certi valori, certe situazioni poco edificanti verrebbero stoppate prima che possano accadere».
Secondo Postiglione «quanto accaduto recentemente è frutto di questo sistema che da sempre caratterizza certo modo d’intendere la politica». Da sottolineare come i provvedimenti di sospensione a carico dei sindaci di Lampedusa e Licata, degli assessori comunale di Licata Racalmuto e del consigliere comunale di Porto Empedocle – quest’ultimo per droga alcuni giorni fa – siano stati presi in ossequio a quanto imposto dalla legge. Ma quello che lascia pochissimo spazio alla speranza di un’inversione di rotte verso una maggiore trasparenza tra chi amministra sono le sensazioni che si avvertono nell’ascoltare il prefetto.
Postiglione non lo dice ufficialmente, ma nei prossimi mesi o addirittura settimane, altre magagne frutto di loschi intrecci tutti da chiarire potrebbero infangare quel poco d’immagine rimasta a certa politica in questa provincia. Gli inquirenti sono al lavoro su vari fronti per fare emergere quelle incrostazioni che per anni hanno permesso ad alcuni di amministrare con l’appoggio di ambienti delinquenziali. Per non parlare di quegli eletti dal popolo che come secondo lavoro scelgono di spacciare droga o dedicarsi ad altri «hobby» che con la legalità hanno poco a che vedere. La scrivania di Postiglione rischia di tracimare ancora di più.
Francesco Di Mare
Da: LA SICILIA