MAFIA. Nell’Agrigentino destinati a Comuni e associazioni altri 23 beni confiscati ai boss
Prima sono stati sequestrati, poi confiscati definitivamente e adesso sono pronti a produrre i “frutti della legalità” e a creare nuovi posti di lavoro.
Altri 22 terreni e un appartamento si aggiungono alla lista dei beni confiscati alla mafia in provincia di Agrigento e già consegnati ai Comuni, liberi da gravami e pronti all’uso, dall’Agenzia del Demanio. Le amministrazioni comunali entro un anno dalla consegna dovranno utilizzare i beni per fini istituzionali o sociali, gestendoli direttamente oppure affidandoli a cooperative giovanili e associazioni come “Libera” di don Luigi Ciotti o ad enti pubblici come il Consorzio agrigentino per la legalità e lo sviluppo che si occupa della gestione dei beni confiscati utili soprattutto a creare nuova occupazione.
Potrà dare lavoro a giovani disoccupati e volenterosi, per esempio, anche uno dei terreni confiscati a Campobello di Licata all’ex numero uno di Cosa nostra agrigentina Giuseppe Falsone, catturato nel giugno scorso a Marsiglia dopo 11 anni di latitanza. Con 135 nuovi beni destinati la Sicilia – come si legge in un’inchiesta pubblicata su “A Sud’Europa”, il settimanale del centro studi “Pio La Torre” – si conferma la regione con il più alto numero di confische, con 23 immobili la provincia agrigentina è al secondo posto tra le province siciliane nelle destinazioni dell’ultimo mese, al primo posto c’è la provincia di Palermo. A Canicattì saranno presto coltivati a vigneto i sette i terreni agricoli confiscati all’imprenditore Salvatore Failla, condannato in secondo grado nel processo “Alta mafia”, assegnati dal Comune alla cooperativa “Lavoro e non solo”.
Altri cinque terreni sono stati sottratti ad Agrigento all’ex boss di Santa Elisabetta, Salvatore Fragapane, attualmente in carcere per varie condanne, per un lungo periodo al vertice della mafia empedoclina prima ancora di Gerlandino Messina, Giuseppe Falsone, Maurizio Di Gati. Altri due terreni ad Aragona erano invece di Leonardo Fragapane.
Tra le proposte del presidente del Consorzio agrigentino per lo sviluppo e la legalità, Maria Grazia Brandara, quella di “rendere capitalizzabile il bene-terreno anche nella forma diretta in cui il Comune impianti e produca con il sistema del fotovoltaico una centrale elettrica capace di produrre una ecologica entrata aggiuntiva al suo bilancio da indirizzare alle politiche sociali della propria comunità”. Intanto a Cattolica Eraclea uno degli appartamenti confiscati al boss Domenico Terrasi, già condannato nel maxi processo “Akragas” e coinvolto nell’operazione “Minoa”, sarà destinato a sede del Centro Italiano Sociale, mentre in un altro immobile di via Enna stanno cominciando i lavori di adeguamento ad uffici del Giudice di pace. Altre confische sono in arrivo, prosegue senza sosta l’aggressione dello Stato ai patrimoni mafiosi in applicazione della legge antimafia “Rognone-La Torre”.