BIVONA. La figlia di Cutrò dopo le polemiche: ‘In quella scuola non ci torno più’
BIVONA. I suoi compagni l’aspettavano a braccia aperte, ma non è ritornata ieri a scuola la figlia dell’imprenditore antiracket Ignazio Cutrò dopo la vicenda che l’ha vista suo malgrado protagonista tra le polemiche scoppiate per la presenza della scorta davanti la sua classe.
“In quella scuola non ci voglio più entrare”, racconta la ragazza ancora dispiaciuta per quanto accaduto nei giorni scorsi: “Sin dal primo giorno che sono arrivata a scuola con i carabinieri della scorta – racconta la ragazza – mi sono vista guardare in modo strano dai professori e da molti studenti. Mi sono subito sentita a disagio, soprattutto quando i miei compagni mi hanno raccontato che i professori avevano discusso la situazione criticando il fatto che la scorta arrivasse fin davanti la classe perché avrebbe creato disagi agli studenti. Poi l’altro ieri è esplosa la vicenda, quando il preside ha informato i carabinieri e la prefettura della situazione secondo loro inopportuna. Ho provato un forte imbarazzo”.
Dalla scuola poi l’hanno chiamata? “Non sono stata chiamata né dal preside né dai professori. Mi hanno telefonato – racconta la ragazza – solo le mie compagne invitandomi a ritornare a scuola e dicendomi che mi aspettavano in classe, ma io ho detto che all’Itc ‘Panepinto’ non voglio più ritornare, a maggior ragione dopo quello che è successo, perché vivrei ancora di più una situazione di disagio”.
Adesso però dovrà in qualche modo tornare a studiare e completare l’anno scolastico… “Certo, voglio diplomarmi in ragioneria. Ancora non so dove andare, vediamo come si mette la situazione, adesso sinceramente non so che dire”.
Come sta vivendo la scelta del padre di testimoniare davanti alla giustizia e fondare l’associazione “Libere Terre”? “Continuo ad essere assolutamente d’accordo anche se questa scelta ha sicuramente tolto un po’ di serenità alla nostra famiglia, ma mio padre sta dando a noi figli dei grandi insegnamenti e avrà sempre il nostro sostegno, perché semplicemente reclama il diritto di tutti gli imprenditori e i commercianti siciliani a lavorare da uomini liberi nella propria terra”.
Non hai paura dell’isolamento che può provocare una scelta come questa in un contesto come il nostro? Ti piacerebbe andare a vivere fuori dalla Sicilia o rimanere qui? “Come mio padre anche io voglio continuare a vivere qui a Bivona, la mia città che amo tanto seppur tra mille difficoltà che però spero di superare col tempo, forse quando tutti capiranno che mio padre ha fatto la scelta giusta a denunciare intimidazioni e le prepotenze nei suoi confronti per continuare a vivere con dignità e libertà nel rispetto degli altri e senza subire prevaricazioni”.
Intanto sul fronte delle reazioni politiche l’assessore regionale all’Istruzione, Mario Centorrino, ha già programmato un incontro con il sindaco di Bivona e deputato regionale, Giovanni Panepinto, e il dirigente scolastico dell’Itc “Lorenzo Panepinto”, Giovan Battista Salamone, “per fare chiarezza sull’episodio che ha coinvolto la figlia dell’imprenditore Ignazio Cutrò alla quale sarebbe stato vietato entrare a scuola accompagnata dalla scorta”. Con questo incontro, sollecitato dai deputati Salvino Caputo e Roberto Corona, Centorrino “vuole individuare eventuali responsabilità e accertare l’esistenza di tutte le procedure necessarie per garantire sicurezza all’imprenditore e alla sua famiglia”. Sulla vicenda sono intervenuti ieri anche il senatore del Pd Giuseppe Lumia e l’europarlamentare di Idv Sonia Alfano.
“Si è trattato, credo, di un grande malinteso, frutto di una incomprensione. Non ci sono state le giuste informazioni reciproche – ha dichiarato il sindaco della “città delle pesche” Giovanni Panepinto – C’è l’interesse, naturalmente, di garantire la sicurezza della ragazza”. Il preside Salamone ha “smentito” l’accaduto così per come è stato raccontato: “Alla base di tutto c’é stato un difetto di comunicazione, tra la prefettura di Agrigento e l’istituzione scolastica e visto che il dirigente è responsabile della sicurezza nell’istituto è libero di scegliere”.
Di certo, si tratta di una situazione difficile per la figlia diciottenne di Ignazio Cutrò, riconosciuto come testimone di giustizia dal ministero dell’Interno dopo aver testimoniato contro i boss della Bassa Quisquina nel processo scaturito dall’inchiesta “Face off” e che adesso rinnova l’appello al mondo scolastico: “Accogliete mia figlia in un’altra scuola”.
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