AGRIGENTO. ‘No allo sportello antiracket’, i condomini protestano
Doveva essere un giorno di festa per la presentazione del progetto di legalità contro il “pizzo” da presentare alla Prefettura di Agrigento.
Ma come una doccia fredda è arrivato il “no allo sportello antiracket nel palazzo di via XXV Aprile” da parte di alcuni condomini che abitano nello stesso stabile dove ha sede la Confartigianato di Agrigento che insieme all’associazione “Libere terre” sta realizzando un sportello di ascolto e sostegno su tutti i fronti per i commercianti e gli imprenditori che vogliono denunciare fenomeni di estorsione e usura.
“Il nostro obiettivo è dare un sostegno ai piccoli imprenditori, adesso, dopo la presa di posizione dei condomini, il progetto è fermo ma eventualmente cercheremo una nuova sede. Tutto stava procedendo bene, fino a quando l’amministratore di condominio mi ha chiesto di rinunciare allo sportello antiracket”, lo ha affermato il presidente di Confartigianato Agrigento, Francesco Giambrone, che sarebbe stato “costretto” a firmare una lettera di “impegno a non aprire uno sportello antiracket nella sede di Confartigianato in via XXV Aprile al civico 174 se non a seguito dell’accordo con il condominio”. Questo sarebbe avvenuto dopo le forti lamentele di alcuni dei venti condomini che “forse, anche se non lo dicono apertamente – ha detto Francesco Giambrone – hanno paura degli atti intimidatori e c’è chi ha timore di un via vai di personalità sotto scorta nel palazzo, come Ignazio Cutrò, oppure di persone che hanno avuto problemi con la criminalità organizzata”.
Meglio stare tranquilli, avranno pensato. L’amministratore del condominio di via XXV Aprile ad Agrigento che si sarebbe opposto all’apertura nel palazzo dello sportello antiracket ha dichiarato intanto che “non si tratta di paura, ma di rispetto delle regole e delle procedure condominiali. Sarà l’assemblea del condominio convocata per la prossima settimana – ha spiegato Russo – a prendere una decisione”.
“Come presidente dell’associazione antiracket Libere Terre – ha detto l’imprenditore di Bivona Ignazio Cutrò – non posso portare avanti un progetto di legalità, lì dove non viene accettato lo stesso. Secondo il mio umile parere – ha affermato Cutrò, recentemente riconosciuto come testimone di giustizia a cui il ministero dell’Interno ha concesso la scorta – non ci sarebbe nulla da decidere nel condominio ma dovrebbe essere solo una questione morale e di orgoglio l’avere sotto la propria casa uno sportello antiracket. Questo è un mio pensiero, ma forse la realtà è un’altra: che nella nostra provincia – ha concluso l’imprenditore antiracket bivonese – le persone hanno paura di avere coraggio a lottare contro la mafia”.