Beni confiscati, parte la prima mietitura antimafia nell’Agrigentino
NARO. E’ cominciata all’alba di ieri la prima mietitura di grano biologico nelle terre confiscate al boss Diego Guarneri di Canicattì. A lavoro i soci della cooperativa “Rosario Livatino – Libera terra” di Naro che hanno deciso di investire nella cerealicoltura per far fruttare i terreni confiscati alla mafia e assegnati a loro dal Consorzio agrigentino legalità e sviluppo.
Sono sessanta gli ettari coltivati nelle contrade Robadao e Gibbesi con grano duro a certificazione biologica messo a disposizione dall’associazione Libera guidata da don Luigi Ciotti. Mentre altri cinquanta ettari di terra in contrada Virgilio, sempre al confine tra Naro e Campobello di Licata, sono stati seminati a ceci e a farro.
Le iniziali difficoltà della cooperativa “Rosario Livatino – Libera Terra”, guidata dall’agronomo Giovanni Lo Iacono, riconducibili alla mancanza di liquidità sono state superate grazie al contributo arrivato da istituzioni bancarie come la Bnl, da Libera e dal Consorzio agrigentino per la legalità e lo sviluppo presieduto da Maria Grazia Brandara.
“I beni confiscati e riqualificati a Naro – ha detto la Brandara – vivono, producono e danno lavoro. Un modello virtuoso nella gestione di dei beni sottratti alle organizzazioni criminali, un punto di partenza per un percorso di legalità nel nostro territorio, come è già stato sottolineato dal prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino. Il lavoro dei soci e il sostegno degli sponsor e di Libera ci consentono oggi di raccogliere il grano che simbolicamente rappresenta la vittoria della vita sulla mala erba della mafia che su quei territori aveva piantato le sue cancerose radici”.
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