Estorsione, i legali di Arnone si appellano al Riesame e annunciano querele
L’indagine nei confronti dell’avvocato Giuseppe Arnone, arrestato in flagranza di reato il 12 novembre con l’accusa di estorsione ai danni di una collega, approda al tribunale delle libertà. I difensori del legale agrigentino, gli avvocati Arnaldo Faro e Carmelita Danile, hanno impugnato l’ordinanza del gip Francesco Provenzano che convalida l’arresto e gli applica i domiciliari.
La difesa dell’avvocato Arnone, politico di sinistra e ambientalista, ritiene “illegittimo il punto – ha spiegato l’avvocato Arnaldo Faro – in cui subordina i domiciliari alla definizione del procedimento a carico dell’avvocato Francesca Picone”. Il Gip del tribunale di Agrigento Francesco Provenzano, nell’ordinanza di convalida dell’arresto e contestuale applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, ha infatti scritto: “La misura cautelare irroganda va temporalmente ancorata alla definizione del procedimento 523/13 calendato da questo ufficio Gip per il 22 novembre”.
Il provvedimento sarà, quindi, ridiscusso davanti ai giudici del riesame che dovranno esaminare, in contraddittorio fra le parti, il quadro indiziario e le esigenze cautelari. “In questo momento – ha spiegato l’avvocato Faro al Giornale di Sicilia – non abbiamo esplicitato i motivi del nostro ricorso perché vogliamo attendere che la Procura depositi i nuovi documenti, in base ai quali imposteremo la difesa”. Arnone è stato bloccato dai poliziotti della squadra mobile all’esterno dello studio della collega Francesca Picone la quale, poco prima, dopo avere organizzato la “trappola”, gli aveva dato due assegni per un importo complessivo di 14 mila euro.
Intanto, l’avvocato Daniela Principato spiega in una nota di aver avuto “mandato di curare, anche con querele esposti disciplinari, l’immagine dell’Avv. Giuseppe Arnone e che già stamattina ha depositato la prima querela di cui si dirà domani”. L’avvocato principato ritiene “opportuno ricostruire, per evitare ulteriori fraintendimenti la giornata processuale odierna dell’Avv. Arnone”.
Ecco come viene ricostruita da uno dei suoi avvocati la giornata processuale di Arnone il quale, nonostante gli arresti, oltre a presentarsi nelle aule giudiziarie come imputato si è presentato come avvocato in un processo:
“Stamattina è stata depositata la costituzione di parte civile dell’Avv. Giuseppe Arnone, per il tramite dell’Avv. Arnaldo faro, nel procedimento penale n. 523/13 a carico dell’Avv. Francesca Picone innanzi al Gup Dott. Stefano Zammuto.
L’avv. Faro inoltre, autonomamente, si è anche costituito nell’interesse della signora Barbiere Cinzia, ricevendo mandato dalla donna, presente in aula per rivendicare i propri diritti.
L’avv. Arnone ha anche partecipato innanzi al dott. Miceli, giudice della seconda sezione, a due processi a suo carico, scaturiti da querele dell’Avv. Ausilia Eccelso e del sig. Franco Castaldo. Inoltre il Giudice Miceli, considerato a verbale che l’avv. Arnone non risulta sospeso dalla professione ha aperto un terzo procedimento penale in questo caso a carico di Salvatore B., assistito dall’avv. Salvago ove l’avv. Arnone tutela la parte civile Daniela P. L’udienza si è tenuta regolarmente e l’Avv. Arnone ha pure anticipato la revoca della costituzione di parte civile della sua assistita.
Infine – conclude la nota dell’avvocato Principato – avanti al Giudice Miceli si è appreso che l’Ordinanza del Giudice Provenzano non prevede nessun colloquio né incontro con nessun difensore, neanche con i difensori per il procedimento per cui Arnone è agli arresti domiciliari. Per cui l’Avv. Arnone si è recato presso la cancelleria del Dott. Provenzano per chiedere di essere autorizzato, per come prevede il codice e la Costituzione ad incontrare i propri difensori”.
Questo il comunicato stampa dell’avvocato Principato pubblicato anche sull’account Facebok di Giuseppe Arnone.
Questo è avvenuto oggi davanti al palazzo di giustizia di Agrigento. “Sbigottimento in tutto il Tribunale nel vedere il detenuto Arnone svolazzare con la toga e anticipare richieste istruttorie messe pure a verbale. Tutto questo, tuttavia non è passato inosservato e la Procura ha avviato già gli accertamenti del caso”, si legge su GrandangoloAgrigento che si è occupato del caso scrivendo tra l’altro: “Non era mai accaduto in nessuna parte d’Italia, anzi del mondo, che un detenuto (per quanto avvocato) potesse presentarsi in udienza (senza alcuna autorizzazione) ed invece di indossare le manette (proprie del detenuto) indossasse la toga e intervenisse nella qualità propria dell’avvocato ed assistere davanti ad un Tribunale la propria cliente”.