Violenza sulle donne in aumento ad Agrigento: 427 chiamate al Telefono Aiuto nel 2016

Donne sempre più coraggiose pronte a denunciare mariti, fidanzati e compagni violenti. Sono in aumento nell’Agrigentino le donne che si rivolgono al Centro di antiviolenza e antistalking “Telefono Aiuto” che opera in collaborazione con le forze dell’ordine e l’Asp di Agrigento. “Le chiamate che abbiamo ricevuto quest’anno – spiega la responsabile del Centro, Antonella Gallo Carrabba – sono 427, un notevole aumento rispetto all’anno scorso, quando le richieste d’aiuto sono state 370. In media, la fascia di età, varia dai 25 ai 50 anni. C’è certamente più sensibilità, è importante sottolineare che l’aumento di chiamate è dovuto soprattutto a una maggiore sensibilità da parte delle donne a riconoscere la violenza subita. Ora le donne sanno che possono chiedere aiuto, che non è più quel problema privato che era una volta. Prima la donna vittima di violenza pensava che fosse qualcosa legata solo alla sua persona, al rapporto esclusivo tra lei e il marito, una cosa da non condividere perché gli altri non potevano capire.

antonella galla carrabaLo stalking – prosegue la responsabile di Telefono Aiuto – prima non veniva considerato, gli sms insistenti dall’ex prima venivano letti come ‘ci tieni ancora a me’, mentre oggi non è più così, quando messaggi e telefonate diventano ossessive è un reato. Adesso c’è più consapevolezza, le donne sanno che è necessario chiedere aiuto, altrimenti non si riesce a risolvere il problema. Tanto è vero che sono aumentati i colloqui: mentre prima era difficile che la donna accettasse di venire al centro per parlarne di persona e preferiva l’anonimato o la conversazione telefonica rimanendo spesso sul vago. Adesso, sempre più spesso, chiamano per chiedere direttamente l’appuntamento. Le donne che si sono rivolte al centro – spiega Antonella Gallo Carrabba al Giornale di Sicilia – appartengono tutte a un livello sociale medio-alto, quindi va sfatato il ‘mito’ che la violenza si annida solo nelle famiglie multi-problematiche, perché molto spesso nelle famiglie di professionisti la violenza esiste e si manifesta per anni. Tra le ultime chiamate quella di una donna della provincia vittima di violenza da anni, di cui indirettamente erano vittime anche i figli. Si parla pochissimo, purtroppo, della violenza assistita sui figli, cioè quando i bimbi non sono vittime dirette della violenza da parte del padre, perché non gli dà botte. Ma vedere maltrattare la madre, e l’uomo lo fa apposta davanti ai figli per svalorizzare la donna, rappresenta una violenza assistita, perché i bambini assistono a questo modo di relazionarsi, un brutto esempio che si porteranno da grandi e molto probabilmente si comporteranno nella stessa maniera. In questi casi la nostra attività si rivolge in particolare alla donna, ma va aiutata tutta la famiglia. I bimbi spesso vengono al centro con la mamma, vengono ascoltati, però nel momento in cui ravvisiamo la necessità che vengano tutelati o seguiti ci rivolgiamo alla neuropsichiatria infantile, dove ci sono psicologi specializzati per l’infanzia, ma cerchiamo anche un contatto con il maltrattante, con la famiglia, le persone più vicine, il collega di lavoro, il medico di famiglia.

La cosa più importante è imparare a riconoscere la violenza psicologica, perché quella fisica è più facile da riconoscere e da denunciare. La violenza psicologica è qualcosa che non si vede, la formazione va fatta anche agli operatori affinché sulla base degli indicatori che vengono dati riconoscano questo tipo di violenza. Ringrazio sempre le forze dell’ordine e l’Asp di Agrigento, lavoriamo in rete, c’è uno scambio di informazioni, una grande collaborazione nel trattare i casi – sottolineata – che ci permette di dare maggiore tutela e maggiore sicurezza alle donne che vanno aiutate in diverse fasi nel percorso intrapreso, dalla tutela legale al calore umano, le donne non si devono sentire sole. In alcuni casi ci si può liberare dalla violenza senza fare la denuncia e intraprendere un iter legale, è innanzitutto necessario avere più consapevolezza e capire che la violenza non è mai temporanea come spesso crede la donna, e che quindi è arrivato il momento di prendere una decisione, che può essere quella di allontanarsi o cambiare il modo di relazionarsi. Una donna, per esempio, ha subito maltrattamenti dal marito per l’amore dei figli, ora che i figli sono cresciuti e sistemati ha deciso di lasciarlo. L’invito è quello di non aspettare che succeda qualcosa di grave per rivolgersi al Centro antiviolenza, perché molto spesso rivolgersi un colloquio può aiutare a riconoscere alcune situazioni e ad affrontarle. Ogni volta che andiamo nelle scuole – racconta la responsabile di Telefono Aiuto – vengono fuori nuove situazioni, spesso sono i bambini ad avvicinarsi, perché dopo aver sentito le relazioni degli operatori durante un incontro riconoscono la violenza che prima non riconoscevano”.

Si può chiamare al Telefono Aiuto dal lunedì al sabato dalle ore 09:30 alle ore 12:30, ai numeri 0922-22922 o al numero verde 800.961.931; è garantito l’anonimato.