Mafia, decapitata famiglia di San Lorenzo a Palermo: in manette Giuseppe Biondino
I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo hanno eseguito un decreto di fermo di indiziati di delitto emesso dalla procura distrettuale antimafia di Palermo nei confronti di 5 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione consumata e tentata, incendio, tutti commessi con l’aggravante del metodo e finalità mafiosi.L’attività d’indagine rappresenta la prosecuzione della pregressa operazione ‘Talea’ del dicembre scorso, condotta nei confronti degli affiliati ai mandamenti mafiosi di San Lorenzo (composto dall’omonima famiglia di San Lorenzo, Tommaso Natale, Partanna Mondello, Terrasini, Cinisi e Carini) e Resuttana (di cui fanno parte famiglia di Resuttana e da quelle di Arenella e Acquasanta).
Dalle indagini è emerso che Biondino, 40 anni, figlio del boss mafioso Salvatore, aveva la reggenza della famiglia San Lorenzo. Con lui sono stati arrestati anche Salvatore Ariolo e il tunisino Ahmed Glaoui che appartengono rispettivamente alle famiglie mafiose di San Lorenzo e Partanna Mondello. I carabinieri hanno anche documentato un’estorsione e due tentate estorsioni nei confronti di imprenditori e commercianti della zona, nelle quali è anche coinvolto Bartolomeo Mancuso.
I militari, infine, hanno individuato il 38enne Francesco Lo Iacono come mandante di un grave incendio commesso la notte del 14 agosto 2015 nei confronti di un’attività commerciale di Partinico, per il quale erano già stati arrestati gli esecutori materiali dell’operazione ‘Talea’.Francesco Lo Iacono è nipote di Maurizio Lo Iacono, esponente di spicco del mandamento di Partinico, il cui omicidio, avvenuto il 4 ottobre 2005 a Partinico, era collegabile ai contrasti esistenti tra la sua famiglia e i Vitale. Contrasti nati per via della vicinanza dei primi al boss, all’epoca latitante, Bernardo Provenzano.
“Voglio innanzitutto ringraziare l’autorita’ giudiziaria per l’impegno e lo sforzo quotidianamente profusi in un territorio caratterizzato dall’endemico fenomeno mafioso. Un grazie anche ai ‘miei’ carabinieri che giornalmente operano al servizio dei cittadini per l’affermazione della legalita’. Nel corso degli anni cosa nostra, pur avendo mutato pelle e diversificato i propri affari, continua a essere viva e impegnata – anche attraverso il pizzo – nella ricerca quotidiana e ossessiva di denaro”. Lo dice il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo commentando l’operazione antimafia col fermo di 5 indagati. “Per questo – aggiunge – a tutti i cittadini, ai commercianti e agli imprenditori di questa stupenda terra esprimo la mia gratitudine per essersi – ancora una volta – affidati allo Stato, continuando a denunciare gli estortori”.