Mafia, sindaco Sabella “a disposizione dei clan tra voti e affari” a San Biagio Platani
Eletto sindaco per la seconda volta nel maggio 2014 con circa un migliaio di voti, il primo cittadino di San Biagio Platani Santino Sabella finito in manette, e’ accusato di avere concordato le “candidature da presentare sia nella lista a suo sostegno in occasione delle elezioni comunali, che in quelle allo stesso contrapposte”. Dal settembre scorso, peraltro, era presidente del consiglio di amministrazione della Ssr Ato Agrigento 11, societa’ regionale che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Santino Sabella, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, per i magistrati – come riporta l’Agi – avrebbe garantito ai capimafia “agevolazioni nella gestione degli appalti pubblici banditi dal Comune“.
Affari e favori prima e dopo le elezioni, esercitando – secondo le accuse della Dda di Palermo – “indebite pressioni nei confronti delle imprese esecutrici dei lavori appaltati dal Comune e in occasione della Festa degli Archi di pane“. Gli inquirenti contestano al sindaco pure di avere avvertito il boss reggente di San Biagio Platani Giuseppe Nugara della stringente attivita’ di controllo attuata nel territorio, anche attraverso un sistema di videosorveglianza diffuso. Insomma, rapporti compromettenti che avrebbero definito un quadro pesante di collegamenti tra mafia e politica in questa porzione dell’Agrigentino.
Centrale anche il ruolo del boss Francesco Fragapane, 37 anni, figlio dello storico capomafia di Santa Elisabetta Salvatore, ergastolano al 41 bis. Il rampollo – secondo quanto accertato dall’operazione “Montagna”, una volta scarcerato – e nonostante fosse un sorvegliato speciale – aveva rimesso in piedi il mandamento: un’area vasta che ricomprende, appunto, l’area montana dell’Agrigentino.