Dia: ”Cosa nostra condiziona lo sviluppo nell’Agrigentino infiltrandosi nell’imprenditoria e negli appalti pubblici”
“Cosa nostra condiziona lo sviluppo della provincia di Agrigento continuando ad ingerire nel campo dell’imprenditoria e delle opere pubbliche. Un’opera di infiltrazione realizzata attraverso il condizionamento delle gare di appalto, danneggiamenti e minacce di vario genere, reati contro la Pubblica Amministrazione, nonché garantendosi il controllo degli impianti per la produzione di calcestruzzo e, in genere, dei materiali necessari per l’edilizia. Tra le attività illecite poste in essere da Cosa nostra, le estorsioni si confermano, poi, fondamentali per la sussistenza dell’organizzazione stessa, in quanto in grado di garantire sia liquidità che il controllo del territorio. Tra le modalità di realizzazione del racket, spesso accompagnato da danneggiamenti di varia natura, vi è l’imposizione di manodopera e/o di forniture di mezzi e materiali. Altrettanto significativi rimangono il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti”. Lo scrive la Direzione investigativa antimafia nella Relazione sull’attività del primo semestre 2018 consegnata al Parlamento.
“Nella zona orientale della provincia si segnalano ricorrenti ritrovamenti di piantagioni di cannabis. Anche il settore delle scommesse e del gioco continua a porsi, con sempre maggiore frequenza, come un terreno di investimento per le consorterie mafiose, che operano attraverso l’imposizione e la gestione di slot-machine all’interno di esercizi commerciali, spesso intestati a prestanome. Quanto finora illustrato trova un’ennesima ed importante conferma nella citata attività investigativa denominata “Montagna”. In particolare, in data 22 gennaio 2018, i Carabinieri hanno arrestato 59 soggetti, a vario titolo indagati per associazione di tipo mafioso aggravata dall’uso delle armi, estorsione, detenzione e traffico di stupefacenti, scambio elettorale politico–mafioso, intestazione fittizia di beni, rapina aggravata dal metodo mafioso, truffa aggravata e concorso esterno in associazione di tipo mafioso. L’indagine ha fatto luce sugli assetti organizzativi e gestionali dei mandamenti mafiosi di Sciacca e di Santa Elisabetta e sull’esistenza e la piena operatività di quello, neo costituito, c.d. “della Montagna”. Oltre ad individuare numerosi affiliati, sono stati delineati i ruoli dei vertici mandamentali e di 16 famiglie mafiose ad essi collegate. Le attività hanno interessato anche le province di Palermo, Trapani, Caltanissetta, Catania, Ragusa ed Enna, evidenziando, tra l’altro, stretti rapporti di reciproca assistenza tra gli esponenti apicali delle diverse realtà mafiose territoriali, nonché con le ‘ndrine calabresi”.
“Sono state, altresì, accertate svariate estorsioni (consumate e tentate) ai danni di 27 società appaltatrici di opere pubbliche di ingente valore, commissionate da varie amministrazioni pubbliche, comunali e regionali, eseguite nelle province di Agrigento, Palermo, Caltanissetta ed Enna. In particolare, in due tentativi di taglieggiamento, nei confronti di amministratori di altrettante cooperative agrigentine impegnate nella gestione dei servizi di accoglienza per immigrati richiedenti asilo, veniva pretesa – con atti intimidatori di varia natura come l’incendio di macchine operatrici – l’assunzione di soggetti vicini all’associazione mafiosa, nonché una percentuale per ogni contributo pro capite ricevuto. L’inchiesta ha, inoltre, documentato come il sindaco pro tempore di San Biagio Platani, in accordo con elementi apicali della locale famiglia mafiosa, nel corso delle elezioni amministrative del maggio 2014 avesse concordato le candidature e garantito future agevolazioni nella gestione degli appalti pubblici banditi dal Comune. Tra i destinatari del provvedimento cautelare figura anche il coniuge di una candidata (poi eletta a consigliere comunale di Cammarata alle consultazioni amministrative del maggio 2015) cui è stato contestato il reato di scambio elettorale politico-mafioso, avendo chiesto ed ottenuto l’appoggio elettorale di un soggetto di vertice del locale sodalizio mafioso. È stata quindi data esecuzione al sequestro preventivo, per un valore di circa un milione di euro, di 7 tra società e imprese, tutte insistenti nella provincia agrigentina, attive nei settori dei lavori edili e del movimento terra, nonché delle scommesse e della distribuzione di slot-machine.Agli amministratori è stata contestata anche l’intestazione fittizia di beni, strumentale all’associazione mafiosa”.