3 Ottobre 2024
CronacaTrapani e Provincia

Mafia: l’ex deputato Ruggirello e i boss del Trapanese, tra voti comprati, affari e appalti

Un accordo perverso tra politica e mafia per la gestione del potere e degli affari, uno scambio di favori e danaro per condizionare la vita pubblica e gli interessi privati in una fetta della Sicilia occidentale dove Cosa nostra ha messo solide radici anche grazie alle strette relazioni con la borghesia, la classe imprenditoriale e la massoneria. L’ultima inchiesta della Dda di Palermo e dei carabinieri, sfociata ieri mattina nell’operazione «Scrigno», un maxiblitz con venticinque arresti, provoca un nuovo terremoto nel Trapanese, dove la morsa degli inquirenti si va stringendo per estirpare il malaffare e per individuare il superlatitante Matteo Messina Denaro, l’imprendibile boss di Castelvetrano in cima alla lista dei ricercati.

Come racconta il Giornale di Sicilia oggi in edicola, una delle poche volte in cui a un politico viene contestata l’accusa di associazione mafiosa e si apre una breccia nel grumo di potere realizzato da una classe dirigente composta da rappresentanti delle istituzioni e della criminalità organizzata. L’arresto dell’ex parlamentare regionale Paolo Ruggirello, 52 anni, protagonista di una lunga carriera all’Ars all’insegna di arditi cambi di casacca lungo tutto l’arco costituzionale, dalla destra al Pd, getta luce su un certo modo di fare politica nell’Isola. Assieme a lui sono finiti in manette Ivana Inferrera, ex assessore comunale e candidata alle Regionali del 2017, l’ex consigliere comunale di Erice Giovanni Maltese. Avrebbero cercato e pagato i mafiosi, a cominciare dai fratelli Francesco e Pietro Virga, figli dell’ergastolano Vincenzo Virga, un tempo capo del mandamento di Trapani, per comprare pacchetti di voti, per ottenere i seggi. A Ruggirello e Inferrera, però, l’elezione nelle ultime tornate (il primo si era candidato anche alle Politiche dello scorso anno) non è riuscita. Le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip Piergiorgio Morosini su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Paolo Guido e dei pm Gianluca De Leo e Claudio Camilleri, sono state eseguite dai carabinieri del comando provinciale di Trapani dopo un lungo lavoro fatto anche di intercettazioni e pedinamenti.

Le accuse sono di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio. Gli investigatori ritengono di avere colpito anche il vertice della famiglia mafiosa di Paceco, capeggiata da Carmelo Salerno, e di avere assicurato alla giustizia personaggi di primo piano delle cosche di Trapani e Marsala, come Francesco Orlando e Antonino Buzzitta. Gli inquirenti, tra l’altro, hanno scoperto l’esistenza di una cellula di Cosa nostra sull’isola di Favignana, guidata da Vito D’Angelo, originario di Ravanusa, e vari interessi nel settore turistico. Sono stati sequestrati imprese, negozi e bar per un valore complessivo di 10 milioni di euro. A cominciare da una società, riconducibile ai Virga, che voleva gestire il grand hotel Florio di Favignana. Si tratta della «Phm» con sede legale in via Mozart a Palermo. Nell’elenco delle attività sequestrate ci sono anche i due negozi «Lo Scrigno» di Trapani, riconducibili ai Virga, l’impresa edile «Vm costruzioni» di Mario Letizia con sede a Marsala, l’Efri bar di via Pepoli, gestito da Francesco Orlando. E nei negozi «Lo Scrigno» (da qui il nome del blitz) e nel bar si sarebbero svolti diversi incontri criminali.

Il personaggio centrale dell’inchiesta è Paolo Ruggirello che avrebbe brigato con i boss per ottenere i consensi e riuscire a diventare deputato per ben tre volte. L’ex parlamentare si sarebbe rivolto ai mafiosi anche per risolvere faccende privati, contrasti di natura familiari: gli attriti tra una donna dalla quale Ruggirello ha avuto una figlia naturale e l’ex marito, la relazione poco gradita tra la figlia e un panettiere. Secondo l’accusa, l’ex deputato è il ponte tra la politica e la mafia, alla quale avrebbe garantito anche varie utilità legate a commesse pubbliche. I voti hanno prezzi più che popolari e, secondo la ricostruzione dei carabinieri, il compenso oscilla tra i 20 e i 50 euro. Il controllo nei seggi, ad operazioni concluse, è ferreo. Ma nonostante i tentativi di essere eletto, Ruggirello nel 2017 e nel 2018 ha fatto flop. «E poi li ringrazi gli amici nostri…», dice in un’intercettazione l’ex deputato il 6 novembre 2017. Per il gip Morosini, «durante le operazioni di spoglio delle schede elettorali, Ruggirello, ormai certo della sconfitta elettorale, ha contattato Carmelo Salerno, al quale esplicitamente ha contestato il mancato appoggio ricevuto da Trapani (da intendersi come famiglia mafiosa, riferendosi a Pietro Virga e alle persone a lui collegate), dicendogli: «E poi li ringrazi gli amici nostri».

In un’altra intercettazione, il politico, parlando col mafioso di Campobello di Mazara Filippo Sammartano, titolare del bar McOne, diceva: «la gente con me ci deve stare perché si deve innamorare di me… ma se no ognuno per i c…i propri, tanto la politica questa è … non c’è un c…o per ora e quindi dobbiamo stare tutti a soffrire…». Sammartano rispondeva: «E che significato ha? Sempre si può mungere, c’è quando latte non ce n’è e dobbiamo stare ognuno al nostro posto». E Ruggirello: «Ma si può mungere anche quando tu non porti in prospettiva un qualcosa che possa essere di visibilità per il territorio perché tu devi mungere sempre e hai problemi in tasca mia, problemi in tasca mia ho! Io ho avuto a mio cognato che è morto, mia sorella che si è licenziata dalla Banca, l’altro mio cognato che fu mandato (è stato licenziato ndr), secondo la testa sua io non devo mantenere tre famiglie io?».

Ruggirello, secondo l’accusa. ha «preso parte all’associazione mafiosa Cosa Nostra, quale politico destinatario delle preferenze elettorali fatte confluire da esponenti di detta associazione nel corso di varie consultazioni elettorali, fornendo un concreto e specifico contributo per garantire gli interessi del sodalizio mafioso, cui metteva a disposizione – per il tramite di singoli affiliati, con i quali intratteneva rapporti continuativi ed ai quali si rivolgeva anche per questioni personali – l’influenza e il potere derivanti anche dalla sua posizione di deputato dell’Assemblea regionale siciliana».

Questi i nomi degli arrestati nell’operazione Scrigno: l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, di 53 anni di Trapani, i boss di Trapani Francesco e Pietro Virga, di 46 e 49 anni, di Erice, Diego Angileri, 82 anni, di Marsala, Salvatore Angileri, 47 anni, di Marsala, Biagio Bianco, marsalese di 52 anni, Antonino Buzzitta, 77 anni, di Erice, Pietro Cusenza, 57 anni, di Erice, Antonino D’Aguanno, 55 anni, di Erice, Vito D’Angelo, di 71 anni di Ravanusa, Vincenzo Ferrara, di 54 anni di Marsala, Vito Gucciardi, 59 anni, di Vita, l’ex assessore comunale di Trapani Ivana Anna Maria Inferrera, 56 anni, di Trapani, Domenico La Russa, 69 anni, di Trapani, Mario Letizia, di 49 anni di Paceco, l’ex consigliere comunale di Erice Giovanni Maltese, di 64 anni di Trapani, Michele Martines, di 50 anni di Erice, Franco Orlando, di 63 anni di Trapani, Francesco Paolo Peralta, trapanese di 54 anni, Giuseppe Piccione, marsalese di 47 anni, Francesco Salvatore Russo, di 41 anni di Erice, Leonardo Russo, di 58 anni di Paceco, Carmelo Salerno, di 59 anni di Paceco, Filippo Tosto, di 48 anni di Buseto Palizzolo, Michele Alcamo, di 46 anni di Erice.