Migranti, vescovi Sicilia: ”Se non li salviamo affondiamo noi”

“Aiutare vite in difficolta’, accresciute nei nostri territori dalla pandemia, e soccorrere vite in pericolo e’ un dovere a cui non si puo’ venire meno, perche’ ogni persona, soprattutto se nel bisogno e in pericolo, e’ immagine di Dio e sua visita”. Lo dice il vescovo di Noto, Antonio Stagliano’, delegato della Conferenza episcopale siciliana per i migranti. “Aiutando e salvando i piu’ deboli – aggiunge – salviamo anche noi da un’indifferenza che anestetizza e insterilisce”. Insomma, se non si prende la decisione concreta e organizzata di salvare “i nostri fratelli migranti”, ad affondare saranno anche l’anima e la civilta’ dell’Europa e delle nazioni. Cosi’, “e’ tempo di coraggio, di generosita’, di visione lungimirante. E’ tempo di una nuova immaginazione della societa’ aperta e solidale, che si radica nel cuore di chi vuole restare umano e consegnare un’eredita’ di vita buona ai figli”.

Per il rappresentante dei vescovi siciliani sul tema dei migranti, “pregare e operare per la giustizia diventano quel camminare che apre cammini. Insieme, sempre insieme, e mai da soli. E’ indispensabile evitare di fermarci alle parole: e’ urgente impegnarci a esserci con quella carita’ che e’ vera se unisce corpo, intelligenza e cuore. Allora, pregare e’ operare per la giustizia e agire per salvare vite umane, diversamente si corre il rischio serio di fare delle nostre preghiere un circolo vuoto di parole che Dio stesso da detto di non voler ascoltare”. Su questa scia, conclude il vescovo Stagliano’, “l’intenzione di preghiera che i vescovi di Sicilia hanno divulgato nelle parrocchie, dopo la tragedia della morte di 130 migranti – ‘Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinche’ siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perche’, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum sia mare di pace, arco di fratellanza di popoli e culture’ – si genera da un’assunzione di responsabilita’ a operare, ad attivare processi educativi, a porre gesti concreti perche’ la preghiera giunga al cuore di Dio e da Dio venga benedetta, ascoltata ed esaudita. Si, l’esodo che urge e’ il passaggio dall’indifferenza alla fraternita’, per dare senso alla preghiera cristiana, diversamente alienante”. (AGI)