Migranti: tunisino si butta in mare da nave quarantena e muore, pm vuole archiviare
“Non sono emersi profili di responsabilita’ attiva o omissiva da parte di nessuno, appare verosimile che il migrante si sia gettato in mare con un giubbotto di salvataggio per guadagnare la fuga”. Il pm di Agrigento Sara Varazi ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, avviata a carico di ignoti, sulla tragedia, avvenuta il 20 maggio dell’anno scorso sulla nave quarantena Moby Zaza’, al largo di Porto Empedocle dove un migrante tunisino si e’ gettato dal traghetto ed e’ morto. Il corpo del migrante e’ stato ritrovato dopo alcune ore. A lanciare l’allarme “uomo in mare” erano stati i connazionali della vittima. La Guardia di finanza e la Capitaneria di porto avevano avviato le ricerche con le motovedette. Si erano anche alzati in volo un elicottero e un aereo della Guardia costiera.
La procura aveva aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di istigazione o aiuto al suicidio. La nave-quarantena “Moby Zaza’”, quando si e’ verificata la tragedia, nel cuore della notte, era tornata in rada a Porto Empedocle. A bordo c’erano, in due aree distinte, i 53 migranti imbarcati qualche giorno prima e i 68 che erano stati caricati poco prima a Lampedusa. Gli accertamenti della procura, che ha interrogato sia i migranti che gli operatori della Croce Rossa a bordo, hanno escluso responsabilita’ nella tragedia. Il padre dello sfortunato migrante, che ha nominato come difensore l’avvocato Leonardo Marino, potra’ opporsi alla richiesta di archiviazione e chiedere di svolgere nuove indagini. In ogni caso sara’ il gip a decidere. (AGI)