Strage di Licata: fiori bianchi sul banco di Alessia, slittano autopsie

Al primo banco della seconda B, al liceo Linares di Licata, professori e compagni di classe hanno deposto due mazzi di rose bianche. Alla lavagna, dentro il disegno di una goccia (che sembra pero’ anche una lacrima), il nome Alessia ed accanto, fra le onde del mare, tutto quello che la quindicenne – uccisa dallo zio assieme alla mamma, al papa’ e al fratellino di 11 anni – ha saputo essere ed esprimere: “dolcezza, semplicita’, complicita’, amore, gioia, liberta’, tenerezza”. Giornata di lutto – i compagni hanno indossato dei vestiti neri – ma anche di riflessione e commemorazione, nella classe di Alessia Tardino che ha perso la vita, ieri mattina, nel giorno in cui doveva fare la versione di greco. Ma e’ stata messa in bella mostra anche la targa-riconoscimento che l’adolescente, per l’edizione 2020-2021 della “Giornata dei giusti dell’umanita’”, s’era vista tributare.

Alcuni dei compagni di classe hanno scritto brevi poesie e riflessioni. Il liceo, nei prossimi giorni, organizzera’ un evento-ricordo. Qualcuno, invece, sul cancello dell’istituto scolastico ha lasciato un mazzo di fiori, con un orsacchiotto bianco che tiene un cuore rosso, e il messaggio: “Ciao Alessia, Vincenzo, Alessandra e Diego“. Licata e’ ancora sotto choc per la tragedia che, mercoledi’ mattina, si e’ consumata nell’abitazione di campagna – fra infinite distese di coltivazione di carciofi e una lunga teoria di serre con dentro tutte le primizie del posto – di contrada Safarello. All’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta, dove e’ morto suicida Angelo Tardino di 48 anni, oggi e’ stata eseguita – su disposizione del procuratore capo Luigi Patronaggio e del sostituto Paola Vetro, titolari del fascicolo d’inchiesta aperto sulla strage – l’ispezione cadaverica esterna. Per esigenze di notifica atti, gli esami autoptici sulle vittime: Diego Tardino di 44 anni, la moglie Alessandra Ballacchino di 30 e i figli Alessia di 15 anni e Vincenzo di 11, sono slittati a sabato mattina. Non sara’ sufficiente, per il medico legale Albero Alongi, che e’ stato incaricato dalla Procura, un’unica giornata per eseguirli.

I carabinieri della compagnia di Licata hanno, intanto, accertato che anche Diego Tardino aveva una pistola regolarmente detenuta. L’arma pero’ e’ rimasta all’interno della cassaforte. La vittima, di fatto, non s’aspettava che il fratello piu’ grande fosse armato e – mercoledi’ mattina, di buon ora, – gli ha aperto la porta di casa senza alcun timore. L’imprenditore agricolo di 48 anni avrebbe invece sparato al fratello Diego prima a distanza e poi da vicino. A quanto pare, non vi sarebbe stata una lite. I carabinieri continuano, infatti, a propendere per la premeditazione: l’uomo potrebbe essere arrivato a casa del fratello con l’intenzione di ucciderlo e sterminare la sua famiglia. Angelo Tardino – e’ stato accertato dai militari dell’Arma – aveva 4 armi regolarmente denunciate. Due (un fucile da caccia e un’altra pistola) erano state depositate e altre due – stando a quanto e’ emerso nelle ultime ore – sono state portate ed utilizzate sul luogo del delitto. I parroci di Licata in un messaggio invitano a riflettere: “Riaffiora il dramma di Caino, specchio di una societa’ malata e confusa che cerca ‘il profitto’ calpestando il diritto alla vita. Come comunita’ ecclesiale non possiamo tacere; abbiamo il dovere di annunciare il Vangelo della misericordia, del perdono, del rispetto per la vita, dal suo nascere al suo naturale compimento, di affermare, soprattutto, il primato dell’essere sull’avere” . (ANSA)