
Oggi pomeriggio è atterrato a Roma, all’aeroporto Leonardo Da Vinci, Gioacchino Gammino, 62 anni, inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi e arrestato lo scorso 17 dicembre in Spagna dagli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia e della Polizia Nazionale spagnola. Oggi il boss è stato accompagnato dal personale del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, che lo ha preso in custodia dalle Autorità spagnole per la consegna alle Autorità italiane. A carico di Gammino, ritenuto affiliato alla “famiglia Ingaglio” organica alla “stidda” agrigentina, pendeva, dal 2002, un mandato di cattura esteso in ambito internazionale per l’omicidio, nel 1989, di Giovanni Smiraglia, ucciso per errore al posto del fratello nel corso della guerra di mafia che negli anni ’90. Quella storia – si spiega in una nota – ha visto contrapporsi gli stiddari alle vecchie famiglie mafiose operanti nell’agrigentino, faida caratterizzata da oltre 200 omicidi.
Gioacchino Gammino “appartiene ad una organizzazione altamente pericolosa, tuttora attiva anche in sinergia con Cosa Nostra, nel cui ambito è stato pianificato ed eseguito anche l’omicidio del Giudice Rosario Livatino”. Ad attenderlo in aeroporto i funzionari della Direzione Investigativa Antimafia e della Polizia di Frontiera dello scalo aereo capitolino. Subito dopo aver toccato il suolo nazionale, Gammino, condannato all’ergastolo per omicidio, è stato condotto negli uffici della Polizia di Frontiera di Fiumicino per la notifica del provvedimento restrittivo e per essere, successivamente, condotto presso un carcere di massima sicurezza. La consegna di Gioacchino Gammino – si ribadisce – alle autorità italiane è l’epilogo delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo e condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia, con il supporto dell’Unidad de Droga Y Crimen Organizado (UDYCO) della Polizia Nazionale spagnola, che hanno consentito, nello scorso mese di dicembre, di arrestarlo in Spagna, a Galapagar, piccolo centro vicino a Madrid, dove il latitante viveva con false generalità. La cattura del boss latitante, evaso il 26 giugno del 2002 dal carcere romano di Rebibbia al termine di un colloquio con alcuni familiari e mentre erano in corso le riprese di una fiction televisiva, si inserisce nel solco del contrasto alle organizzazioni criminali mafiose condotto incessantemente dalla Direzione Investigativa Antimafia.