7 Dicembre 2024
Agrigento e ProvinciaCronaca

Lite al bar e tentato omicidio a Palma di Montechiaro, condannato 46enne

Un litigio al bar, la colluttazione e l’inseguimento con sparatoria che, solo per caso, non provoca un morto. La vittima, anziche’ denunciare, si arma e tenta di vendicare l’agguato, un cugino cerca di fermarlo e viene colpito da un colpo di pistola. Poi vittima, amici e familiari tentano di sviare i poliziotti che si sono messi a indagare sulla doppia sparatoria: il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha condannato a 6 anni uno dei due imputati ai quali si contestava il tentato omicidio e assolto il fratello al quale si contestava di avere occultato l’arma. Gli imputati inizialmente erano otto: Francesco Gueli, 46 anni; Giuseppe Incardona, 66 anni; Gianmarco Onolfo, 31 anni; Leandro Onolfo, 29 anni; Calogero Onolfo, 61 anni; Elisa Immacolata Conti, 26 anni; Gioacchino Ingiaimo, 51 anni e Alessandro Gueli, 37 anni. Francesco e Alessandro Gueli, attraverso il proprio difensore, l’avvocato Francesco Scopelliti, hanno chiesto il giudizio abbreviato. Gli altri sei, invece, sono stati da tempo rinviati a giudizio.

Tutto sarebbe accaduto la notte del 12 giugno del 2018 dopo una lite avvenuta al bar con Francesco Gueli che avrebbe colpito in pubblico, con uno schiaffo, Incardona. Quest’ultimo prende la sua Mercedes e insegue Gueli a bordo di una Panda sparandogli addosso almeno dieci colpi di pistola, uno dei quali si ferma sullo schienale. Gueli, anziche’ denunciare Incardona, nasconde la macchina e si consulta con i familiari per organizzare la vendetta. Poi, secondo la ricostruzione dell’episodio, incontra per strada un conoscente, intercettato per altre vicende, che ha il gps e le microspie piazzate nell’auto. La squadra mobile ascolta in diretta il racconto di Gueli che dice che Incardona gli aveva sparato addosso e vuole vendicarsi. Infine l’incontro con altri familiari. Il cugino Leandro Onolfo forse cerca di disarmarlo ma la pistola viene azionata e un proiettile lo colpisce sul costato: l’uomo si salvera’ dopo l’asportazione di milza e rene. L’arma sarebbe stata poi occultata da Alessandro Gueli, mentre gli altri cinque indagati sono accusati di favoreggiamento perche’ avrebbero mentito ai poliziotti per cercare di evitare l’arresto di Francesco Gueli. Il fratello Alessandro e’ stato assolto perche’ non e’ stato provato il suo ruolo nell’occultamento dell’arma. Per quanto riguarda il ferimento di Onolfo l’avvocato Scopelliti ha sostenuto che non vi fosse alcuna intenzione di ucciderlo e che si era trattato di un incidente. Il giudice non ha creduto a questa tesi ma nei confronti di Francesco Gueli ha inflitto una pena, gia’ ridotta di un terzo per il rito abbreviato, comunque contenuta. (AGI)