
In una scala da 1 a 10 che esprime lo stato di salute dei cittadini italiani la Provincia autonoma di Trento registra un punteggio di 9,4, mentre la Sicilia 2,7. Tanto è ampia la forbice delle diseguaglianza di salute in Italia secondo un indice elaborato da The European House – Ambrosetti e presentato nel Rapporto Meridiano Sanità oggi a Roma. L’indice – denominato Meridiano Sanità Regional Index – tiene in considerazione diverse variabili, che vanno dall’aspettativa di vita alla presenza di malattie croniche, fino alla mortalità infantile. In generale, si conferma un forte gradiente Nord-Sud, con le Regioni meridionali con valori stabilmente sotto la media.
Trento, con un punteggio di 9,4 su 10 resta inarrivabile e stacca di oltre 2 punti gli altri migliori: il Veneto con 7,3, Bolzano con 7,2, la Toscana 7, la Lombardia 6,6, le Marche 6,5, il Piemonte 6,2. Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna sono entrambi a 5,8, mentre la Valle d’Aosta è a 5,6. Da qui comincia la discesa sotto la media nazionale: Abruzzo 5,2, Umbria e Lazio 5,1, Liguria e Puglia 4,7, Basilicata 3,9, Sardegna 3,7, Molise 3,5, Campania 3,3, Calabria 3,2 e Sicilia 2,7.
Le differenze sono ancora più marcate se si guardano i singoli indicatori: per esempio, tra un cittadino trentino e un campano ci sono 3 anni di aspettativa di vita di differenza (84,7 a Trento, 81,7 in Campania). Sempre a Trento si può sperare di vivere in buona salute fino alla soglia dei 70 anni (69,7) mentre in Campania non si arriva a 55 (54,9). Le differenze sono ampie anche se si guarda ai determinanti di salute, vale a dire a quei comportamenti individuali e quelle condizioni sociali, economiche, ambientali che possono influenzare lo stato di salute.
Anche in questo caso, le province di Trento e Bolzano sono ai vertici della classifica e si osserva un gradiente Nord-Sud. C’è tuttavia qualche eccezione: se nelle aree dei determinanti individuali e socioeconomici il Nord Italia continua a registrare risultati notevolmente migliori rispetto al resto del Paese, nell’area dei determinanti ambientali sono il Centro e il Sud Italia a mostrare risultati più favorevoli anche se in leggero calo rispetto ai dati del 2024.
“In questa analisi le Regioni del Sud sono sempre quelle più svantaggiate. Lo sono probabilmente per motivi storici e perché le politiche sanitarie non sono sufficienti per ridurre questi disequilibri”, ha affermato Daniela Bianco, partner, The European House – Ambrosetti e responsabile Area Healthcare, Teha Group. “Quindi forse proprio nelle Regioni del Sud c’è bisogno anche di altre politiche, che vadano anche oltre i confini della sanità”, ha concluso. (ANSA)