SCANDALO IN SICILIA. Benvenuti nella valle dei fantasmi. Al consorzio Asi di Agrigento edifici vuoti, fiumi di finanziamenti, zero sviluppo
Nell’agglomerato non stentiamo a riconoscere quello che avrebbe dovuto essere un centro direzionale e che invece è diventata una delle tante “incompiute” di questa Sicilia: una regione che continua a rivendicare risorse pubbliche pur avendone sperperate per decenni ; in opere come queste. Per questo centro direzionale fantasma l’Asi di Agrigento ha ricevuto all’epoca 13 miliardi di lire.
La palazzina che era stata progettata per il deposito delle merci è stata concessa in comodato ai vigili del fuoco, che ne hanno fatto la loro casermetta. Della tensostruttura che avrebbe dovuto ospitare l’avveniristico centro espositivo a forma circolare restano i piloni. Il telone che la ricopriva è stato squarciato da una bufera di acqua e vento che si è scatenata nell’inverno del 2008. I lavori di completamento dell’opera, peraltro mai finita, sono ricominciati dopo che il consorzio Asi ha ottenuto altri 1,2 milioni di euro da spendere. Da queste parti molti dicono che per rimettere il telo e sistemare la struttura in ogni sua parte, interna e esterna, occorre ben di più che una somma del genere. Se così fosse, il centro fieristico-espositivo sarebbe destinato a non entrare M funzione anche dopo questa ulteriore iniezione di denaro. Ancora più in là incontriamo, sotto un sole che brucia tutto, erba e prospettive, il centro uffici, un palazzo rettangolare e a due corpi con facciate a vetri. Gli uffici del consorzio occupano una parte dell’edificio. Il resto dell’immobile, che avrebbe dovuto ospitare servizi e attività di formazione per le imprese, come la contabilità e il marketing, è stato dato in affitto. Qui hanno sede fin dalla nascita l’Ato rifiuti di Agrigento e il consorzio di bonifica. Quanto ai corsi di formazione, l’Asi ha cominciato a promuoverne, ma di tutt’altra specie. Per esempio, è stato organizzato fra gli altri un corso di inglese per bambini, che con lo sviluppo industriale c’entra come i cavoli a merenda. Peraltro, riferisce una fonte, fino a un anno e mezzo fa sembra all’edifico mancasse il certificato di agibilità, indispensabile per poter svolgere qualsiasi attività di tipo formativo.
Se proprio non possiamo sviluppare le imprese, almeno proteggiamo quelle esistenti dalla delinquenza, debbono essersi detti i signori del consorzio. Giusto proposito. Così un giorno è spuntato il camper della legalità. Per diffondere il principio di legalità in provincia di Agrigento il consorzio Asi ha chiesto e ottenuto, nell’ambito del progetto Maciste, un finanziamento di poco inferiore a 345mila euro.11 progetto Maciste è stato predisposto e sviluppato da una cooperativa di Ragusa, la Prosvi – acronimo di promozione e sviluppo -, ma è stato fatto proprio dal consorzio Asi. Per attuarlo ha costituito nel 2007 un’associazione temporanea di scopo a cui, insieme con la Prosvi, sono stati chiamati a partecipare l’Associazione antiracket e antiusura Lo Mastro e il consorzio sviluppo e legalità, al quale aderiscono i comuni dell’Agrigentino nei cui territori si trovano beni sequestrati alla mafia che debbono essere reimmessi nel circuito legale. L’iniziativa, per niente malvagia, era di diffondere l’idea di legalità in giro per la provincia stampando materiale informativo e creando anche una centrale di ascolto dove si potessero denunciare eventuali atti di intimidazione e tentativi di estorsione.
Un bel giorno dell’aprile 2008 il camper della legalità è arrivato davanti al tribunale della città, in via Mazzini, con promotori e autorità al seguito, per la presentazione di rito. Alla manifestazione presenziavano il prefetto e il questore di Agrigento. Insomma, un battesimo come si conviene. Ogni giorno gli organizzatori spedivano comunicati per far informare dove sarebbe andato il camper il giorno successivo. C’erano anche dei consulenti a supporto dell’iniziativa. Una cosa ben fatta, all’apparenza. Poi, sarà perché l’entusiasmo è scemato o perché la delinquenza ha subìto un improvviso calo, del camper si sono perse le tracce. Non se n’è saputo più nulla, ci dicono ad Agrigento. Davvero una strana fine per un’iniziativa che si propone di diffonde la legalità e che dovrebbe essere improntata alla massima trasparenza. Poi, guardando il sito internet dell’ente, qualcuno ha scoperto che tra i beneficiari delle consulenze c’era anche un giovane che è praticante presso lo studio dell’attuale presidente del consorzio Mi, Stefano Carrara, e che a guidare il camper era un venditore di frutta – per carità, con tutto il rispetto che merita un fruttivendolo – sposato con una signora che lavora al consorzio stesso. Insomma, tutto in famiglia. E nel sito non figura la lista completa dei consulenti. Ora, dicono ad Agrigento, come si può diffondere la legalità ricorrendo ai soliti sotterfugi? Non sarebbe stato più opportuno lanciare il progetto del camper con una gara di evidenza pubblica visto che i 345mila euro del progetto Maciste il consorzio li ha ricevuti dalla regione che ha, a sua volta, attinto ai fondi europei? Evidentemente i camper non portano bene. Su un altro più celebre di questi mezzi Craxi firmò il patto del Caf con Andreotti e Forlani, e da quel momento cominciò il crollo della prima repubblica.
Per curiosità ci siamo spinti fino all’agglomerato di Ravanusa, sempre sotto un sole battente. Qui lo spettacolo è desolante: appena tre imprese. In compenso è stato completato, con un finanziamento di 5 miliardi di lire dell’epoca, un impianto di trattamento delle acque reflue, un depuratore che potrebbe servire, ci dice una fonte, un paese di ventimila abitanti. Poiché in corso d’opera è emerso che l’impianto era sovradimensionato, al suo interno è stato ricavato un altro impianto di depurazione di dimensioni molte più contenute. Una sorta di matrioska. E tutto per tre aziende. Così vanno le cose in Sicilia nel terzo millennio.
E potremmo allargare il campo. Il consorzio Asi di Enna, dove sono localizzate appena venti aziende, è retto da un consiglio generale di 79 persone. Quasi quattro consiglieri per azienda. In ogni consorzio un comune può infatti esprimere fino a un massimo di tre consiglieri e non ce n’è uno che rinunci a questo diritto. Anzi, se è possibile ne approfitta. Nell’Asi di Agrigento sono entrati Cattolica Eraclea e Santa Elisabetta, due ridenti comuni dell’entroterra nei cui territori non ricadono agglomerati gestiti dal consorzio. Dei 54 componenti dell’Asi di Agrigento quindici sono guardie carcerarie e, tra i restanti, troviamo qualche figlio di dipendente, qualche maestro elementare e qualche vigile del fuoco, persone che mancano dei requisiti di legge per ricoprire la carica. Nell’Asi di Caltagirone ci sono 56 consiglieri per 41 aziende e in quello di Trapani il rapporto è di 53 a 56. Nell’Asi di Palermo, invece, operano 330 aziende e anche se i consiglieri del consorzio sono circa un terzo delle imprese localizzate nell’area industriale parliamo pur sempre di 117 persone. Un vero e proprio parlamento. L’Ars, l’assemblea regionale siciliana, ha solo 90 deputati.
Da: Sole 24 Ore