Mafia, la “cupola” agrigentina e i nuovi scenari nei racconti di Vincenzo Marrella
Sembrano aprire nuovi scenari nella storia della cupola agrigentina sia le rivelazioni del montallegrese Vincenzo Marrella, in gran parte tutte ancora da verificare dai magistrati della dda di Palermo, sia le intercettazioni telefoniche e ambientali più recenti finite tra le carte dell’operazione “Icaro”. Parla del delitto del padre, di boss e killer e dei ruoli all’interno della mafia agrigentina e non solo il pastore montallegrese “infiltrato in Cosa Nostra“. Parla di sua spontanea volontà, e viene anche intercettato, di Cattolica Eraclea, Montallegro, Siculiana, Santa Elisabetta e non solo. Racconti pubblicati in esclusiva su Grandangolo, il settimanale agrigentino diretto da Franco Castaldo, in vendita anche online, che nel numero in edicola questa settimana svela anche la presenza di Bernardo Provenzano in territorio montallegrese durante la sua latitanza. Ecco uno stralcio dell’ampio articolo sulla mafia agrigentina pubblicato su Grandangolo n.48 del 2015 a proposito dei racconti di Vincenzo Marrella.

COSA NOSTRA NELL’AGRIGENTINO: “Circa i ruoli in seno a Cosa nostra mio padre mi ha insegnato molte cose ed altre le ho apprese leggendo i giornali. Ho incontrato Fanara Giuseppe in una prima circostanza a casa di Francesco Leto; gli ho chiesto per quale motivo mio padre era stato ucciso e, in particolare, se avesse commesso qualche errore e mi disse che si sarebbe informato. Dopo l’operazione Akragas, con Errigo Concetto sono andato da Fanara che era latitante a Caltagirone, mi disse di tornarmene a casa e di tenermi fuori dalla questione dicendomi anche che con il tempo avrei capito tutto. Di Gati sostiene che io ho accusato direttamente Marrella Damiano dell’omicidio di mio padre, ma non è così. Quando Fanara Giuseppe è stato arrestato stava andando ad un incontro cui doveva partecipare anche Marrella Damiano e in cui si doveva trattare dell’argomento relativo all’omicidio di mio padre ma Marrella Damiano non è andato alla riunione come ho saputo poi da Fragapane Stefano”.
I FRAGAPANE DI SANTA ELISABETTA: “Grazie ai consigli di Fragapane Stefano sono riuscito a sanare la mia situazione economica; ho chiesto anche a lui, conoscendone il ruolo, notizie sulla morte di mio padre; mi disse che il Fanara stava per darmi la risposta ma poi è stato arrestato e mi disse così che doveva esserci un incontro tra Fanara e Marrella Damiano, figlio di Stefano, allora capo famiglia di Montallegro. Marrella Stefano fratello di mio nonno ha avuto quali figli Damiano, Vincenzo, Lorenzo, Giovanni e Calogero che sono tutti i Marrella di cui ho detto; Marrella Franco è cugino di mio padre e di Damiano; so riferire anche su Grimaldi Antonino (di Cattolica Eraclea) che è stato mio testimone di nozze e che mi ha fatto tante confidenze; so riferire anche su Gaspare Piro quale appartenente a Cosa nostra”. In precedenti dichiarazioni, a proposito di Cattolica Eraclea, Vincenzo Marrella aveva parlato di Domenico Terrasi, Cicco Mormino e Gaetano Amodeo.
Così Vincenzo Marrella riassume rispondendo alle domande dei magistrati: “Ribadisco la ricostruzione dei fatti finora da me fatta. Ho fatto l’infiltrato inCosa Nostra per conoscere la verità su mio padre ed ogni cosa che apprendevo la riferivo, in via confidenziale, ai Carabinieri ma non mi ero ancora deciso di testimoniare innanzi l’Autorità Giudiziaria. Secondo la mia ricostruzione, hanno partecipato all’omicidio di mio padre Marrella Damiano, che aveva diffuso notizie false su mio padre, i fratelli Cuffaro di Siculiana, il loro cugino Liborio Siracusa di Siculiana e Sciara“.
(leggi l’articolo intero su Grandangolo n. 48 del 2015)