Mafia, operazione “Icaro”: il Riesame vuole in carcere metà degli indagati
L’operazione antimafia “Icaro” del dicembre scorso, con provvedimento cautelare richiesto dai Pubblici ministeri Maurizio Scalia, Rita Fulantelli e Emanuele Ravaglioli, della Direzione distrettuale antimafia ed accolto dal Gip del Tribunale di Palermo, Giangaspare Camerini, aveva portato in carcere sei persone: Antonino Iacono, 61 anni, indicato come il capo della “famiglia” di Agrigento; Francesco Messina, 58 anni, ritenuto il capo della “famiglia” di Porto Empedocle; Francesco Capizzi, inteso “il milanese”, 50 anni; Francesco Tarantino, inteso “Paolo”, 29 anni; Gioacchino Cimino, 61 anni, e Giuseppe Picillo, 53 anni, di Favara. Per altre quattro persone il Gip aveva disposto invece gli arresti domiciliari: Pietro Campo, 63 anni, di Santa Margherita Belice; Giacomo La Sala, 47 anni, anche lui di Santa Margherita Belice e per Emanuele Riggio, 45 anni, di Monreale; obbligo di presentazione alla Pg, invece, per Vito Campisi, 45 anni, e Antonino Grimaldi, 49 anni, entrambi di Cattolica Eraclea; Santo Interrante, 34 anni, e Gaspare Nilo Secolonovo, 47 anni, di Santa Margherita Belice.
Ma la richiesta di misura cautelare riguardava ancora un’altra ventina di persone ma il Gip non aveva accolto. Immediato il ricorso al Tribunale del Riesame di Palermo che ha sostanzialmente ribaltato le conclusioni del Giudice per le indagini preliminari. Gran parte dei ricorsi, come riporta il sito del settimanale Grandangolo, sono stati accolti, dando lustro alla ricostruzione investigativa della Squadra mobile di Agrigento ed al lavoro del Pm della Direzione distrettuale di Palermo, e adesso 14 indagati rischiano di finire in galera se non ci sarà pronunciamento differente da parte della Suprema Corte. Dunque, il Tribunale del Riesame di Palermo (diverse composizioni di collegio) ha accolto i ricorsi che miravano alla cattura di molti degli indagati perchè ritenuti organici in Cosa nostra, disponendo in difformità di quanto disposto dal Gip per: Tommaso Baroncelli, 40 anni, di Santa Margherita Belice; Vito Campisi, 45 anni, di Cattolica Eraclea; Pietro Campo, 63 anni, di Santa Margherita Belice, Mauro Capizzi, 47 anni, di Ribera; Roberto Carobene, 38 anni, di Motta Sant’Anastasia (accolto obbligo di dimora); Diego Grassadonia, 54 anni, di Cianciana; Antonino Grimaldi, 55 anni, di Cattolica Eraclea; Santo Interrante, 34 anni, di Santa Margherita Belice; Giacomo La Sala, 47 anni, di Santa Margherita Belice; Vincenzo Marrella, 41 anni, di Montallegro; Vincenzo Marrella, 60 anni, di Montallegro; Gaspare Nilo Secolonovo, 47 anni, di Santa Margherita Belice; Ciro Tornatore, 80 anni, di Cianciana; Francesco Tortorici, 36 anni, di Montallegro. Tutti, tranne Carobene, finiranno dietro le sbarre, se gli inevitabili quanto provvidenziali ricorsi (che bloccano al momento la cattura) degli avvocati difensori non coglieranno nel segno e la Corte di Cassazione confermerà quanto deciso dal “Riesame”.
Con l’operazione “Icaro”, gli investigatori hanno verificato come non si sia mai interrotto lo storico sodalizio tra “Cosa Nostra” palermitana ed agrigentina, così come dimostrato dai documentati summit andati in scena nelle campagne agrigentine tra ruderi ed appezzamenti di terreno.