VIDEO | Tra arte e natura al Castello Incantato di Sciacca
Tra arte e natura al Castello Incantato di Sciacca, museo-giardino che ospita migliaia di sculture realizzate da Filippo Bentivegna, uno dei maggiori esponenti dell’art brut o dell’arte all’aperto, artista siciliano unico nel suo genere. Nella zona occidentale della Sicilia, a Sciacca, alle pendici del monte Kronio, uno dei posti più visitati nell’Agrigentino secondo Tripadvisor. E’ possibile trovare tutte le informazioni sulla pagina Facebook ufficiale Castello Incantato di Sciacca.
La storia di Filippo Bentivegna ebbe origine a Sciacca il 3 maggio del 1888, le tracce della sua vita e della sua famiglia giungono a noi tanto confuse quanto scarne, dipanate solo da leggende e dicerie popolari. Ritenuto da tutti un contadino, in effetti le sue origini familiari si dipartono dai quartieri della marina di Sciacca dato che il padre era un pescatore, mentre la madre era una laboriosa casalinga. Filippo, nel 1913, imbracciò la classica valigia dell’emigrante per andare oltre oceano, negli Stati Uniti, sulle orme dei suoi due fratelli maggiori e di una sorella. Infatti, a Boston, lo aspettava la sorella ed in quella terra il giovane emigrante analfabeta riponeva le speranze di una vita nuova. Ma come sappiamo non tutti gli emigranti ebbero fortuna nel Nuovo Mondo e Filippo Bentivegna fu tra questi. Tante sono le versioni che ci raccontano di questo sfortunato sogno Americano, ma è accertato che il manovale saccense in terra d’America, subì un grave trauma cranico per cui patì anche di amnesia e non fu più in grado di lavorare: “considerato improduttivo e dichiarato inabile al lavoro fu rimpatriato”.
Fra le leggende che accompagnano questo ulteriore enigma del Bentivegna, si narra che Filippo si accese d’amore per una bellissima donna dagli occhi neri, ma questa era già promessa per cui l’ardito immigrato siciliano sfidò il rivale ed ebbe la peggio subendo un colpo in testa che chiuse definitivamente le porte degli Stati Uniti, ma aprì all’ignaro innamorato le porte senza tempo dell’arte. Dopo circa sei anni dalla partenza fece così ritorno alla nativa Sciacca, anche se quello che tornò era un Filippo differente da quello che era partito. Nel 1919, l’Italia era reduce dalla Grande Guerra ed il Bentivegna emigrante, nel frattempo, essendo iscritto nelle liste della leva di mare era stato dichiarato disertore e condannato in contumacia a tre anni di carcere, per cui una volta rientrato allo scopo di eseguire la condanna venne sottoposto ad una visita psichiatrica. La commissione di visita non ebbe alcun dubbio: il disertore Filippo Bentivegna era pazzo. Nella sua città natale, con i soldi che era riuscito a risparmiare durante l’avventura Americana, acquistò un appezzamento di terreno alle falde del monte Kronio, ove si ritirò in eremitaggio per mezzo secolo e li realizzò il suo “Castello incantato”
Nel suo feudo in località Sant’Antonio ai piedi del monte Kronio, una pietraia più che altro, Filippo creò il suo “regno” fantastico “Testa fa teste…”. Le formazioni calcaree marmoree biancastre, che riempivano il fondo, ben si offrivano ad essere scolpite ed il folle romito le antropizzò sbozzando teste dai tristi lineamenti. Nella sua abitazione di Sciacca lasciò l’anziana madre, mentre il suo “Castello” in località Sant’Antonio fu l’eremo ove dare sfogo al suo incubo ossessivo, fino alla sua morte: Teste fa teste…. Teste di qualsiasi genere, teste su teste accatastate affiancate bifronti, in un incessante brulicare anche sugli alberi, che si ergevano dalla follia al cielo come degli scaramantici amuleti fatati. Dalla sua arte non risparmiava neppure i suoi tre cani (Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno) che venivano tosati e dipinti sui fianchi con le angosciose teste. Ma cosa rappresentavano nei tratti somatici i volti del castello incantato? Mastru Filippu a quei visi tristi addossava i tratti somatici di tutte le varietà etniche degli umani ed anche i volti di protagonisti della storia a lui noti, ma non disdegnò di riportare in disegno i luoghi del suo soggiorno americano.
Bibliografia
Lentini Alfonso, La chiave dell’incanto/ avventura umana, arte e magaria di Filippo Bentivegna, Signore delle teste, PUNGITOPO, Marina di Patti (ME)(1996)
Ottieri Alessandra (a cura di) Arte Necessaria/ Storie di dodici outsider d’Italia, catalogo della mostra (1997) Mazzotta, Milano (1997)
Peiry Lucienne, Genio y delirio/Collección de Art Brut de Lausana (catalogo della mostra), Circulo de Bellas Artes, Madrid (2006)
Rizzo Nervo Gaetano, L’Eccillenza Filippo Bentivegna, Luigi Pellegrini Editori, Cosenza (1996)
Sezione Arti Visive ARCI Sciacca (a cura di), Filippo Bentivegna, catalogo della mostra edizioni ARCI, Sciacca (1984)
Vincent Navarra, Volti nella memoria/Il giardino incantato di Filippo Bentivegna, Giammarco Aulino editore, Sciacca (1999)
Giulia Ingarao, “L’arte febbrile di Filippo Bentivegna scultore autodidatta” in Salvare Palermo, numero diciotto, maggio/agosto 2007, giornale della fondazione onlus , Palermo(2007)