Omicidi ad Alessandria della Rocca dagli ’90 ad oggi

Omicidi di mafia, per questioni di vicinato o per futili motivi. Ancora una volta Alessandria della Rocca teatro di un efferato delitto. Un giovane di 22 anni, Vincenzo Busciglio, è stato accoltellato in piazza, al culmine di una lite, a quanto pare da un diciottenne, Pietro Leto, fermato e interrogato dai carabinieri della locale stazione diretti dalla compagnia di Cammarata. In caserma sarebbero stati interrogati dai militari anche diversi giovani del posto. Ancora non si sa cosa abbia scatenato prima la lite e poi la furia omicida. L’inchiesta è coordinata dalla procura della Repubblica di Sciacca.

Omicidio di Vincenzo Busciglio

Nelle prossime ore probabilmente sarà tutto più chiaro. Le indagini sono in corso e anche stavolta dovrebbero giungere presto a una svolta. La giovane vittima aveva la passione per auto, moto, go kart. Grande fan di Valentino Rossi. L’amore per il suo cane. Gli studi all’alberghiero, il lavoro come barman e cameriere, la passione per la musica: suonava nella banda musicale del paese. E’ la gioia della gioventù e la voglia di vivere con tanti progetti per il futuro che si vede nelle foto su Facebook di Vincenzo Busciglio.

Omicidio di Liborio Plaza

Così come avvenuto il 13 settembre del 2018 quando i carabinieri di Cammarata e del Nucleo Investigativo di Agrigento, al termine di una indagine fulminea e serrata, hanno risolto in meno di 12 ore il giallo dell’omicidio commesso ieri ad Alessandria della Rocca ai danni di Liborio Plazza agricoltore 72enne del posto. L’uomo era stato freddato da due colpi di fucile che l’assassino gli aveva esploso a pochi metri di distanza. Il primo, al petto, era stato indirizzato quando la vittima si trovava ancora a bordo della sua utilitaria bianca. Il secondo, al fianco, era stato sferrato quando l’anziano aveva tentato di scappare dall’auto. Insomma, una vera e propria esecuzione consumata in aperta campagna, lontano dalla vista di testimoni e telecamere. Le indagini dei Carabinieri immediatamente coordinate dal Procuratore della Repubblica di Sciacca Roberta Bruzzolani e dal Sostituto Procuratore della Repubblica Roberta Griffo, si sono subito rilevate particolarmente difficili tenuto conto anche del clima omertoso diffuso in zona e dei dissidi che la vittima aveva con numerosi proprietari terrieri della zona. Dopo un certosino sopralluogo effettuato dalla Sezione Investigazioni Scientifiche di Agrigento, i Carabinieri del Nucleo Operativo di Cammarata, della Stazione di Alessandria della Rocca e del Nucleo Investigativo di Agrigento hanno battuto a tappeto tutte le piste dei rapporti rancorosi dell’uomo nei confronti dei vicini. In questo senso, prezioso è stato il contributo della famiglia della vittima. Durante l’approfondimento del terzo indiziato, un 84enne incensurato, è saltato fuori un fucile compatibile con la dinamica dell’agguato. In canna, presentava ancora evidenti tracce di polvere da sparo. Dopo un prolungato interrogatorio, l’uomo, messo alle corde, ha confessato con un senso di liberazione, ammettendo di aver sparato poiché esausto delle continue tensioni, per motivi di vicinato, con la vittima. Al culmine dell’ennesima discussione aveva estratto il fucile e sparato. Nei confronti di Gioacchino Di Liberto, 84enne di Alessandria della Rocca, è scattato quindi un provvedimento di fermo di indiziato di delitto per omicidio volontario.

Omicidio di Antonino Mendola

Giunsero subito a una svolta le indagini l’8 febbraio del 2010, quando un uomo di 37 anni, Antonino Mendola, fu accoltellato dopo una lite, per futili motivi, all’ interno di un garage di Alessandria della Rocca, dove erano in corsi lavori per la realizzazione dei carri allegorici per il carnevale. Mendola è stato raggiunto da diversi colpi in pieno petto ed è morto sul colpo. Mezz’ora dopo i carabinieri della compagnia di Cammarata arrestarono il responsabile dell’omicidio, Onofrio Centinaro, 45 anni, anche lui di Alessandria della Rocca, poi condannato a 17 anni di reclusione.

Omicidio di Pietro Chiullura

Non sono mai stati individuati i mandanti e gli esecutori di Pietro Chillura, ucciso il 7 agosto 2005, ma le parole dei familiari, insieme a quelle dei collaboratori di giustizia, hanno permesso qualche di far ricostruire ai carabinieri la cosca alessandrina e far scattare otto arresti per associazione mafiosa. Secondo l’inchiesta denominata “Alisciannira”, Pietro Chillura è stato ucciso dopo aver fatto “resistenza” ad un ordine di omicidio. Non voleva, praticamente, commettere un delitto che gli era stato ordinato dall’allora capofamiglia Emanuele Sedita. “Se vuoi, io lo faccio. Ma con me dev’esserci tuo figlio” aveva risposto la vittima al Sedita. Quella frase non è “andata giù” a nessuno; Chillura, da quel momento, veniva visto con occhi diversi dai componenti dell’organizzazione. Tanto da decidere di farlo fuori, specie dopo aver intuito la possibilità che lo stesso iniziasse a collaborare con le forze dell’ordine.

Omicidio di Vincenzo Antonio Di Girgenti 

È stata fatta piena luce lo scorso ottopre sull’omicidio di Vincenzo Antonio Di Girgenti avvenuto ad Alessandria della Rocca, la sera del 13 settembre 1994. A distanza di 24 anni ad autodenunciarsi del delitto è stato Pasquale Di Salvo, l’ex poliziotto che ha fatto da scorta anche al giudice Giovanni Falcone, divenuto sicario di mafia ed oggi pentito. Come riportato dal Giornale di Sicilia , Di Salvo sta svelando le trame e gli intrecci che portano dritti ai delitti eccellenti nella Bassa Quisquina avvenuti dal 1978 al 1997. Di quattro omicidi sa parlare approfonditamente ed uno lo ha commesso personalmente. «Sono stato io ad ammazzarlo – ha raccontato il pentito». A conclusione delle indagini preliminari si scopre che Pasquale Di Salvo è stato il killer di Vincenzo Antonio Di Girgenti. Un killer in trasferta, partito da Bagheria per compire un delitto ad Alessandria della Rocca, in provincia di Agrigento. Il suo fu un macabro favore ad alcuni familiari di Ignazio Panepinto, pure lui ammazzato, che si volevano vendicare e chiesero l’intervento di Di Salvo.

Omicidi negli anni ’90 ad Alessandria della Rocca

Negli anni ’90 una mattanza nella Bassa Quisquina, diversi i delitti compiuti ad Alessandria della Rocca. “Una vera e propria guerra tra i gruppi mafiosi – emerse dall’inchiesta Castello – finalizzata ad assicurarsi il controllo di appalti e forniture per la costruzione dell’adduttore della diga Castello, per l’irrigazione dei terreni della valle dei fiumi Verdura, Magazzolo e Platani, i cui appalti sono stati concessi tra il 1991 il ‘92, per un valore complessivo di 400 miliardi. Altri interessi, in relazione ai quali sono sorti fortissimi contrasti, riguardano la realizzazione di opere di metanizzazione relative ai Comuni di  Bivona, Alessandria della Rocca, Cianciana e Santo Stefano Quisquina”.

Il primo a cadere, l’1 agosto del 1993 ad Alessandria della Rocca, fu Giuseppe Patrinostro; pochi giorni dopo a Cianciana, il 22 agosto del 1993, fu ucciso Diego Passafiume. Il 21 marzo del 1994 a Bivona cadde sotto i colpi di lupara Ignazio Panepinto; qualche mese dopo ad Alessandria è la volta di Antonio Vincenzo Di Girgenti, era il 13 settembre del 1994. Poi duplice omicidio nella “città delle pesche” il 19 settembre ’94: uccisi Calogero Panepinto e Francesco Maniscalco. Un altro duplice omicidio il 20 aprile del 1995 ad Alessandria, dove caddero Emanuele Sedita e Giovanni Carbone. Sempre ad Alessandria furono uccisi Angelo Mario Piazza il 30 ottobre 1997, e Antonino Russa il 24 ottobre 1998.