Comunicazione e Covid, Annolino (AD Comunications): ”Informarsi bene scegliendo fonti autorevoli e siti istituzionali”
Com’è cambiata la comunicazione al tempo del Coronavirus? Lo abbiamo chiesto alla giornalista ed esperta di comunicazione Deborah Annolino, di AD Comunications.
Più che cambiata direi rafforzata. Tutte le iniziative legate al mondo dell’informazione hanno subito una impennata e noi, come Studio, ci siamo trovati a rispondere alle numerose richieste di aziende ed enti pubblici a partire proprio dalla gestione e comunicazione del loro brand. Ci hanno chiesto più presenza e continuità sia sui canali Social sia sulla Stampa e di interagire con gli utenti in un momento di incertezza e sconforto generale. Lo abbiamo fatto mettendo in campo trasparenza, professionalità ed empatia. Il nostro è un giornalismo costruttivo. Questa emergenza ci ha insegnato a rivedere alcuni aspetti della comunicazione per migliorarli e a rafforzare la fiducia tra figure chiave diverse (clienti/fornitori/utente finale). L’altro aspetto su cui si è lavorato è la comunicazione interna, per aumentarla con il coinvolgimento di dipendenti e collaboratori nella valorizzazione del brand aziendale.
La vostra agenzia di comunicazione come si è riorganizzata per affrontare l’emergenza, prima nella fase 1 e ora nella fase 2?
Nella nostra professione la parola chiave è flessibilità. Possiamo lavorare in qualunque luogo (anche da casa come in questo periodo ndr) e proprio grazie a questa versatilità abbiamo affrontato in modo propositivo l’isolamento da COVID. Il lavoro da remoto appartiene al ruolo del consulente e in questi mesi abbiamo ulteriormente testato la capacità di fare e sentirsi parte di uno stesso gruppo. Le riunioni in ufficio sono diventate virtuali e in questa seconda fase – per scelta – rimarremo dentro al distanziamento sociale. La fiducia, mi preme evidenziarlo, non necessita a tutti i costi la presenza dei collaboratori ma è possibile consolidarla anche in modo virtuale. Reale e virtuale non sono poi così lontani tra loro. Il nostro metodo è lavorare per il raggiungimento di obiettivi misurabili, proprio come richiede lo smart working, misurando i risultati con spirito critico. Siamo tutti importanti nello scambio di idee e progetti per il futuro.
C’è un eccesso di informazioni, come selezionare le notizie attendibili, come scegliere le fonti autorevoli?
La maggior parte degli utenti finisce per naufragare nel mare di internet dove le informazioni sono “disintermediate”. Uso questa parola in quanto oggi non vi è più l’esclusività dei Mass Media di informare la collettività (da uno a molti la comunicazione è diventata da molti a molti), quindi non esistono filtri e mediazioni. Il risultato è che tutti possiamo produrre contenuti e scegliere se farlo con responsabilità. La qualità di ciò che immettiamo in rete dipende da noi e se anche non avremo migliaia di followers, saremo comunque “ascoltati” dalla nostra cerchia di amici, colleghi e conoscenti. Per informarsi bene occorre scegliere fonti di informazione autorevoli e siti istituzionali. In tema di emergenza suggerisco di tenere d’occhio il sito del Ministero della Salute e di fare attenzione quando ci imbattiamo in una notizia dai toni sensazionalistici. Dietro un titolo d’effetto che fa leva sulle nostre emozioni, ci potrebbe essere l’obiettivo di accaparrarsi like e condivisioni. Chiudo con un consiglio semplice ma forse efficace: se non siete sicuri di una notizia appresa velocemente sui Social, andate su Google e cercate se ci sono altre fonti, attendibili e riconosciute, che confermano e riportano la stessa informazione.
Fondamentali nel periodo di quarantena la tecnologia e i social, qual è l’utilizzo positivo che se ne può fare, quali gli strumenti e le app consigliate?
In questo periodo tutti, anche i meno tecnologici, si sono accorti di quanto sia fondamentale l’utilizzo di internet e delle piattaforme Social per rimanere in contatto con la propria famiglia ma anche con i colleghi. I Social Media non sono positivi o negativi in sé, ma è l’utilizzo che ne facciamo che cambia la prospettiva. Non condivido l’idea di chi demonizza i Social che se ben sfruttati sono vetrine per il personal branding e possono aprire a nuovi contatti professionali. Penso anche ai tanti seminari di formazione che trovano cassa di risonanza proprio nel mondo Social raggiungendo un pubblico potenzialmente sempre più ampio. Lo smart working o lavoro agile è stato importante nella fase 1 del lockdown e lo diventerà ancora di più in questi mesi. Sull’argomento del lavoro agile, opportunità e benefici per imprese e lavoratori, potete seguire la mia intervista a Simone Terreni CEO di VOIP Voice.
Per quanto riguarda gli strumenti digitali, un professionista della comunicazione dovrebbe conoscere e saper usare le principali piattaforme Social (Facebook, WhatsApp, LinkedIn, Instagram, Twitter). Mi soffermo su Youtube che consiglio di sfruttare al massimo, anche per ragioni di posizionamento sul primo motore di ricerca al mondo Google, creando video che raccontino il nostro brand oppure storytelling per le aziende clienti. Altri programmi utili, in questa fase ancora di emergenza, sono quelli per videochiamate e conference (Skype, Facetime, Zoom, Teams, WhatsApp). Con alcuni di questi abbiamo prodotto riunioni efficaci ed il nostro format “Comunicare ADistanza” che continua tutt’oggi. La tecnologia alla base è semplice: un computer connesso ad una buona connessione internet ed una cuffietta per avere un audio pulito.
Come i politici, i sindaci, anche diversi giornalisti, utilizzano i social in questo periodo in particolare?
Come già detto chi fa comunicazione oggi deve misurarsi e confrontarsi con le diverse piattaforme che ci rendono al tempo stesso consumatori e produttori di informazione. Sia che il giornalista lavori come ufficio stampa per un’azienda/ente pubblico sia che viva dentro alla redazione di un giornale, in entrambi i casi non potrà ignorare il mondo dei Social ma deve avere una formazione ed una competenza sempre più in ambito digitale. L’obiettivo è sperimentare nuove forme di giornalismo multimediale, aprendo a tutti i canali e con un approccio “open mind” rispetto al cambiamento. Sono in molti a scommettere che Tik Tok, social d’ultimissima generazione in voga tra i giovanissimi, arriverà nelle classifiche anche più in alto di Instagram. Dobbiamo essere pronti all’innovazione e non subirla o peggio temerla.
L’audience dei siti è cresciuta del 73% nelle ultime settimane (dati Fieg), quale l’importanza dell’informazione nei giorni della pandemia?
Il ruolo dell’informazione in questa emergenza diventa essenziale. Da giornalista, con un’esperienza di oltre 17 anni sul campo, prima in Sicilia poi in Emilia-Romagna dove ho fondato il mio Studio, comprendo la necessità degli organi di informazione di tenere costantemente aggiornato il cittadino ma attenzione a non rimanere vittima di questo bombardamento pluridirezionale. Nell’intervista che ho realizzato con l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, il suo presidente Gabriele Raimondi – che ha dispiegato un “esercito” di psicologi dell’emergenza – raccomanda di vivere l’informazione senza farne un’ossessione e di prendere le distanze dal lessico di guerra ormai inflazionato (battaglia, medici in trincea, strage etc) prima dai mass media poi nel linguaggio comune delle persone. Concludo questa intervista e ti ringrazio per avermela concessa, sottolineando che le parole hanno un peso e chi fa comunicazione ha il dovere di ponderarle, per limitare al massimo i danni e le conseguenze.