Droga, trovati grossi carichi di hashish sulle spiagge della Sicilia
Tornano i ritrovamenti di grossi carichi di droga sulle spiagge della Sicilia occidentale, con due sequestri da 30 chili di hashish ciascuno nell’ultima settimana. Droga confezionata in grossi pacchi, perfettamente ermetici e con lo stesso marchio di fabbrica sui panetti da un etto. Esattamente come quelli sequestrati nel gennaio dello scorso anno quando i ritrovamenti furono tre (per complessivi 100 chili sempre di hashish, sempre della stessa partita). Ma dodici mesi fa negli stessi giorni in cui venivano sequestrati i carichi di hashish le forze dell’ordine recuperarono anche i corpi di tre sub che non sono mai stati identificati con certezza: il 31 dicembre 2019 a Cefalù (nel palermitano), l’8 gennaio a Castel di Tusa (nel messinese), il 15 gennaio a Trabia (sempre in provincia di Palermo).
Un quarto uomo venne poi ritrovato privo di vita sull’arenile di Licata in provincia di Agrigento in febbraio.A distanza di un anno nello stesso periodo dunque il mare spesso in burrasca riconsegna i carichi di droga gettati in acqua dalle barche, secondo gli inquirenti pescherecci in arrivo dal Nordafrica, e si spera solo quelli. Il timore fra gli investigatori trapanesi, agrigentini e palermitani, coordinati dai magistrati della Dda di Palermo, è infatti che come lo scorso anno possano affiorare nuovi morti sulle spiagge siciliane, “corrieri subacquei” con il compito di andare a recuperare i carichi di droga in mezzo al mare e riportarli a riva che perdono la vita per le difficili condizioni del mare. Le indagini, inizialmente aperte dalle procure di Patti, Termini Imerese, Trapani e Agrigento sono state riunite e affidate ai procuratori della direzione distrettuale antimafia di Palermo proprio per gli indizi che porterebbero ad un’unica regia.
Quella delle navi madri dei trafficanti che lasciano la droga in un punto preciso del mare, comunicano le coordinate a terra ai sub incaricati di recuperare i pacchi da trenta chili, è una delle ipotesi investigative più forti sulla vicenda. L’altra è che un peschereccio o una nave di trafficanti sia affondata per le condizioni del mare, ma la distanza dei ritrovamenti (anche di più di cento chilometri) sia dei corpi dei sub sia dei carichi di hashish sarebbero incompatibili con la tesi di un singolo naufragio.Difficile dunque che si sia trattato di una ‘nave madre’ dei trafficanti affondata (anche se è stata cercata per settimane), è più verosimile invece che i carichi di droga dovessero essere riportati a terra dai trafficanti siciliani, che avrebbero dovuto raggiungere il punto esatto dove veniva lasciato il pacco, magari con piccoli barchini, portarlo a riva per poi venderlo agli spacciatori delle maggiori piazze siciliane. Un sistema molto più sicuro dal punto di vista dei controlli rispetto al trasporto con auto o mezzi pesanti, ma più pericoloso soprattutto nei mesi invernali con il mare quasi sempre agitato. (LaPresse)