8 Luglio 2024
Agrigento e ProvinciaCronaca

Migranti, arcivescovo di Agrigento: ”No emergenza ma morti annunciate, dal Papa grido profetico”

“Si continua a guardare al fenomeno migratorio in chiave emergenziale, tentando di risolverlo semplicemente in via securitaria, facendone una questione di protezione dei confini. Ma la soluzione non è questa e se domani o dopodomani dovesse esserci un’altra strage allora non sarebbe più a causa dell’emergenza, ma di un’incuria diffusa. Saremmo di fronte alla cronaca di una morte annunciata”. A dirlo all’Adnkronos è l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, all’indomani dell’ennesimo appello di Papa Francesco, tornato ancora una volta a chiedere lo stop ai respingimenti dei migranti. Una questione, quella dei flussi migratori che attraversano il Mediterraneo, “assai complessa – avverte il presule -, ma non si può morire in mare, non si possono calpestare i diritti umani e ignorare tutti i protocolli e le convenzioni”.

L’arcivescovo di Agrigento il 3 ottobre scorso era a Lampedusa. Nel giorno in cui si ricordavano le vittime del naufragio avvenuto a poche miglia dall’isola e costato la vita a 368 persone, sulla più grande delle Pelagie si sono susseguiti gli approdi di migranti. “A Lampedusa sono stato il 3 ottobre e ancora prima questa estate – dice l’arcivescovo di Agrigento -, ho celebrato la Pasqua e mi sono ritrovato anche io, in modo marginale, sul molo Favaloro ad accogliere i migranti che sbarcavano dalle motovedette della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto. Ho visto quegli occhi pieni di paura, bimbi che tendevano le mani e che bevevano come fossero insaziabili di acqua. Sulla questa striscia di cemento, il molo Favaloro, ho assistito all’umanizzazione di questi sbarchi”.  Ecco, allora per monsignor Damiano, la strada indicata dal Pontefice nel suo appello.

“L’approccio che indica il Papa è mettere al centro la persona. Inutile negarlo, in Libia ci sono interessi economici, ma occorre ricordare che questi nostri fratelli e sorelle sono esseri umani, carne viva, non etichette: ‘clandestini’, ‘migranti’ di volta in volta ‘climatici’, ‘economici’, ‘profughi’. Quello del Pontefice è stato un grido profetico, dove ‘profetico’ significa leggere il presente con l’occhio di Dio, con lo sguardo sapienziale. Le parole usate sono nette, come è nel suo stile, e si rivolgono a una società che più che essere sorda, ha una lettura pragmatica delle cose. L’appello del Papa invita a mettere al centro la persona e ci richiama a un’accoglienza sempre più consapevole”, conclude. (Adnkronos)