5 Dicembre 2023
ItaliaPolitica

Pensioni, in manovra proroga Opzione donna: ma già si lavora a modifiche

La norma su Opzione donna inserita in manovra potrebbe non essere definitiva, visto che Parlamento e Governo già lavorano a modificarne il contenuto. È quanto apprende Public Policy da fonti che seguono il dossier. La manovra proroga Opzione donna, ma cambia i requisiti anagrafici e vengono introdotti altri paletti. L’impianto – anticipato nei giorni scorsi e confermato dalla versione bollinata della legge di Bilancio – prevede la possibilità di uscita dal lavoro per le lavoratrici con almeno 60 anni di età, con la riduzione di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni. Per accedere occorrerà aver maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni.

Precedentemente erano richiesti almeno 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le autonome. Per beneficiare di Opzione donna, inoltre, ci si dovrà trovare in una delle condizioni: assistenza, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, di un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità o un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti; una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%; essere state licenziate o essere dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa. In quest’ultimo caso la riduzione di due anni del requisito anagrafico di 60 anni si applica a prescindere dal numero di figli. Così come disegnata la norma consentirebbe l’uscita dal lavoro di 2.900 lavoratrici il prossimo anno, in base a quanto emerge dalla relazione tecnica. Non molte, anche secondo esponenti di Governo. Per questo si lavora per raddoppiare, se non triplicare la stima. Uno degli elementi che si valutano in queste ore è la revisione del requisito anagrafico, cioè i 60 anni. Una delle ipotesi allo studio è di abbassare il requisito anagrafico di almeno 12 mesi, portandolo a 59 anni (senza distinzione per dipendenti o autonome). Rimarrebbe fermo, comunque, la possibiltà di ulteriori diminuzioni in presenza di figli (massimo 2 per uno sconto fino a 24 mesi). (Public Policy)