3 Luglio 2024
EconomiaItalia

Più occupati nel turismo, ma non sono qualificati

Alberghi e ristoranti pieni, spiagge e località di montagna invase dai vacanzieri: lasciata alle spalle l’emergenza sanitaria globale, al boom del turismo made in Italy corrisponde l’impennata dei lavoratori del comparto, giunti a oltre un milione e 300.000, grazie a una crescita annuale del 2,3%. E, perciò, fra tutti i settori produttivi, è quello dell’accoglienza dei visitatori che offre le maggiori opportunità di inserimento nel mercato occupazionale (+10,3%). A darne notizia è la Fondazione studi dei consulenti del lavoro che ha elaborato i dati dell’Istat, mettendo in luce, come confermato dall’ultimo Bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal, che si stimano “quasi 62.000 previsioni di assunzione nel mese corrente su circa 293.000 programmate dalle aziende e circa 200.000 nel trimestre. Segnali positivi, che – evidenzia il documento dei professionisti – consentono al comparto uscito più martoriato dalla pandemia di recuperare e superare i livelli pre-Covid (+0,9% rispetto al 2019)”.

Puntando, però, la lente sul personale reclutato per soddisfare le esigenze di chi ha scelto di trascorrere un periodo di riposo nella Penisola, si scopre come, su 100 lavoratori, soltanto il 17,1% rientra tra le professionalità altamente qualificate, ovvero “manager, direttori, imprenditori e specialisti”: la stragrande maggioranza (73,9%) si colloca in una fascia media di competenze acquisite (si tratta di addetti alle vendite, ai servizi, al marketing), mentre le figure a bassa qualifica (addetti alle pulizie, magazzinieri, fattorini) sono circa il 10%. Nell’ultimo anno, in particolare, recita il dossier, “la crescita occupazionale ha riguardato soprattutto i livelli professionali intermedi (+17,8%), a scapito di quelli elevati (- 4,3%) e bassi (-7,5%)”. Per il ministro del turismo Daniela Santanché la notizia che nel settore si riscontra la maggior crescita di lavoratori “è ottima, ma non ci sorprende”, perché si tratta di un “acceleratore economico”, che “già oggi rappresenta, tra diretto e indiretto, il 13% del Pil nazionale”. La rilevazione dei consulenti del lavoro pone, infine, l’accento sull’ascesa delle occupate nell’ultimo anno (+15,5%, quasi 100.000 addette in più), contro il +5,5% degli uomini, e su come la ‘escalation’ stia interessando in particolare il Nord Ovest che, “con 56.000 lavoratori in più e un incremento occupazionale del 16,6%, supera il Nord Est (12,2%) e il Mezzogiorno (9,8%)”, mentre il Centro è l’unica area con crescita una esigua (+2,2%). (ANSA)