1 Luglio 2024
CronacaMessina e Provincia

Mafia: 37 misure per clan dei Nebrodi, truffe su fondi comunitari

Estorsioni e truffe ai danni dell’Unione Europea e dell’Agea, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, in modo da percepire con modalità fraudolente i contributi comunitari e garantendosi così un canale di finanziamento estremamente redditizio. Così operava la “famiglia tortoriciana”, associazione mafiosa composta dall’articolazione del gruppo dei Bontempo Scavo e del gruppo dei Batanesi, sgominata con l’esecuzione di 37 misure cautelari (21 custodie cautelari in carcere, 2 ai domiciliari e 14 sospensioni dall’eserczio di attività imprenditoriali che legittimino la presentazione di istanze di contributi comunitari o statali)questa mattina a Tortorici (Messina) e nelle province di Siracusa, Enna, Rovigo, Catania e Gorizia. Le indagini, che si sono avvalse delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia già appartenenti al gruppo mafioso dei Batanesi, hanno permesso di ricostruire l’esistenza del gruppo criminale finalizzato alla commissione di un’indeterminata serie di delitti contro il patrimonio, tra cui estorsioni e truffe aggravate perpetrate a danno dell’Unione Europea e dell’Agea e al controllo in modo diretto o indiretto, di attività economico-imprenditoriali, nonché alla coltivazione, all’acquisto, alla detenzione, alla cessione e al commercio al minuto di sostanza stupefacente. L’associazione, attiva sul versante tirrenico della provincia di Messina tra Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone, era composta da soggetti considerati a vario titolo collegati alla famiglia mafiosa tortoriciana dei “Bontempo Scavo” e all’articolazione dei cosiddetti “Batanesi”. È stata fatta luce inoltre su un’estorsione ai danni di un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra i comuni di Mistretta e Santo Stefano di Camastra che sarebbe stata costretta a consegnare la somma di euro 4mila euro in occasione delle festività di Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dal 2015 e sino al 2018, nonché estorsioni ai danni di soggetti provati al fine di accaparrarsi terreni agricoli da destinare al pascolo.

L’ordinanza è stata eseguita dai Carabinieri del Ros e del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, dai finanzieri del Comando provinciale e il personale della Squadra Mobile della Questura di Messina, con il supporto in fase esecutiva del Comando provinciale Carabinieri di Messina, dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Sicilia, del Nucleo Cinofili di Catania, del 12° Nucleo Elicotteri Carabinieri e della Sezione Aerea di Manovra Guardia di Finanza di Catania. I reati ipotizzati a vario titolo sono associazione di tipo mafioso, associazione dedita alla coltivazione, detenzione, cessione e al commercio al minuto di sostanza stupefacente di vario tipo, estorsioni, trasferimento fraudolento di valori, truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, riciclaggio e autoriciclaggio, malversazioni di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Il provvedimento rappresenta una prosecuzione rispetto agli esiti dall’operazione “Nebrodi” eseguita nel gennaio 2020 dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina e dai Carabinieri del Ros e del Comando Tutela Agroalimentare su delega della Dda di Messina, che aveva fatto luce sull’interconnessione di interessi criminali sui fondi europei e che aveva condotto all’arresto oltre 100 soggetti, per 91 dei quali, il 31 ottobre 2022, i giudici del Tribunale di Patti al termine del processo di primo grado hanno emesso una sentenza di condanna per complessivi 600 anni di reclusione. Tra qualche settimana inizierà il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Messina. (LaPresse)