27 Luglio 2024
Agrigento e ProvinciaCronaca

Cuccioli scampati alla strage di Sciacca, richieste d’adozione arrivano dal Nord Italia

Da Milano e da Venezia sono arrivate ieri le richieste di adozione di due cuccioli scampati alla strage di contrada Muciare, a Sciacca, che si trovano nell’«Oasi» di Santa Margherita Belice gestita da Chiara Calasanzio. Nella struttura sono arrivati da Sciacca cinque cuccioli e nove cani adulti. Quattro i cani adulti già sterilizzati e cinque sono tornati a Sciacca per la sterilizzazione in attesa di essere trasferiti ancora a Santa Margherita Belice. «L’adozione dei cani adulti è più problematica – dice Chiara Calasanzio al Giornale di Sicilia – ma contiamo di fare qualcosa. Per i cuccioli, invece, continuano ad arrivare richieste, ma, chiaramente, si può procedere soltanto a seguito dell’autorizzazione del servizio veterinario». I cani scampati alla strage di Muciare che si trovano a Santa Margherita «stanno tutti bene – dice Chiara Calasanzio – e speriamo che per loro arrivi presto l’adozione». Nell’«Oasi» hanno trovato altri 52 cani dei quali si occupa la giovane. «Attraverso i social e con i miei contatti – dice Chiara Calasansio – ricevo le richieste per l’adozione che vengono vagliate attentamente prima di procedere». A Sciacca, invece, ancora stentano a partire le adozioni e nonostante le disponibilità subito mostrata dal mondo animalista a collaborare. In sostanza, la situazione non ha subito particolari cambiamenti da un mese a questa parte e non c’è stata un’accelerazione sulle adozioni e dunque per creare nuovi posti nelle strutture convenzionate. E questo, nonostante gran parte dei cani che si trovano nella Multiservice di Bono o nel canile Ciupei di Santa Margherita possano essere adottati, dati in affido o reimmessi in libertà. Lo evidenzia una relazione del servizio veterinario.  Sul fronte delle indagini per fare luce sulla strage di Muciare e dare un volto a chi ha avvelenato 27 cani continua l’attività dei carabinieri, coordinati dal pm Michele Marrone. La procura non riferisce se ci sono già iscritti nel registro degli indagati, ma le indagini hanno imboccato una pista precisa. Per uccidere i cani hanno impiegato il «Parathion», un antiparassitario, altamente tossico, che in Italia non può essere acquistato già da anni.