Lino Saputo e Joe Borsellino: i rapporti pericolosi con i clan Bonanno e Rizzuto, inchiesta di Radio Canada
“Nella sua autobiografia, l’uomo più ricco del Quebec nega qualsiasi associazione con la mafia. Tuttavia, l’indagine ha scoperto che Lino Saputo aveva una relazione clandestina fino alla fine degli anni ’70 con Joe Bonanno, uno dei più importanti leader mafiosi nella storia degli Stati Uniti”. Così Radio Canada presenta online l’inchiesta di Gaétan Pouliot, Marie-Maude Denis et Jacques Taschereau – andata in onda ieri sera su Tou.tv – su Lino Saputo, l’uomo d’affari miliardario italo-canadese originario di Montelepre (Palermo), padre di Joey Saputo presidente del Bologna, cognato dell’imprenditore italo-canadese Joe Borsellino originario di Cattolica Eraclea (Agrigento), lo stesso paese che ha dato i natali al clan Rizzuto.
Ed è in questa direzione che muove i suoi passi l’inchiesta di Radio Canada che ha trasmesso anche le immagini 50° anniversario di matrimonio di Nicolò Rizzuto e Libertina Manno, tra gli ospiti due importanti azionisti di aziende della famiglia Saputo: Giuseppe Borsellino (Joe) sua moglie Elina Saputo posano per la cinepresa accanto ai patriarchi del clan mafioso. “Lino Saputo, che è stato membro del consiglio di amministrazione della National Bank negli anni ’90, è oggi un grande filantropo. La sua fortuna è stimata in oltre 6 miliardi di dollari, secondo un elenco di premi della rivista Forbes. Lino Saputo e suo cognato Giuseppe Borsellino sono ben collegati nel mondo degli affari, ma anche nel mondo politico”, si legge su Radio Canada. “Con diversi membri della sua famiglia, Lino Saputo ha avuto un successo spettacolare negli affari. Saputo inc. è una delle più grandi aziende lattiero-casearie al mondo, attiva in Canada e negli Stati Uniti, nonché in Argentina, Australia e Nuova Zelanda”.
Mafia italo-canadese, Dia: una parte dell’imprenditoria del Québec a braccetto con i clan
Intanto, di mafiosi italiani e imprenditoria in Canada si parla anche nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia sull’attività e sui risultati tra gennaio e giugno del 2019 trasmessa oggi al Parlamento. “La criminalità organizzata di origine italiana conferma la propria presenza in Canada prevalentemente nelle zone di Montreal (Cosa nostra) e Toronto (‘ndrangheta). Entrambe le proiezioni sarebbero attive nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni, nell’usura, nel gioco d’azzardo, nel riciclaggio dei proventi illeciti e nell’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici. Le dinamiche che hanno consentito ai sodalizi, nel tempo, di raggiungere in Canada un’elevata capacità pervasiva – viene spiegato nella relazione – sono richiamate nel Rapporto finale 2015 della Commissione Charbonneau, istituita dal governo del Québec allo scopo di indagare sulla gestione degli appalti pubblici nella citata regione.
Il documento, infatti, riporta testimonianze, risalenti al 2000, relative alla diffusione di pratiche illecite nelle amministrazioni locali che avrebbero poi trovato riscontro in successive inchieste giudiziarie. In particolare, nel 2006, un consorzio societario collegato alla famiglia Rizzuto di Cosa nostra americana, presente da tempo in Canada, si era aggiudicato una gara di appalto per l’installazione di oltre 30 mila contatori dell’acqua presso ogni unità immobiliare di Montréal (una commessa di circa 250 milioni di euro odierni).
La procedura di assegnazione è risultata condizionata, in quanto il consorzio era in stretti rapporti con la società incaricata di predisporre il capitolato tecnico dall’ente appaltante. Il lavoro svolto dall’organo d’inchiesta ha, più in generale, posto in evidenza le relazioni di una parte dell’imprenditoria del Québec con gli esponenti mafiosi italo-canadesi. Si tratta di connessioni che confermano le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose nel tessuto economico di quel territorio canadese. Una serie di interferenze che non hanno riguardato solo le commesse pubbliche, ma che hanno inciso anche sugli esiti delle consultazioni elettorali. Tuttavia, queste condotte, in Canada, non sarebbero contemplate tra le fattispecie di reato. Una prima apertura giudiziaria sul punto si riscontra, tuttavia, nella sentenza della Corte Superiore di Giustizia dell’Ontario, del 28 febbraio 2019, emessa a carico di un sodale della famiglia Ursino, condannato ad 11 anni e mezzo di reclusione per traffico di sostanze stupefacenti. Nella decisione viene quantomeno riconosciuta l’esistenza delle proiezioni di ‘ndrangheta in Canada”.