Fase 2, Città del Vino: enoturismo volano per la rinascita dei territori
Nuovi fondi per riqualificare l’accessibilità ai territori, rendendoli più fruibili e sicuri, con finanziamenti certi e tempestivi. Ma anche una più incisiva detraibilità o almeno deducibilità della spesa turistica, ed enoturistica, per il 2020 estesa anche al 2021 e un riconoscimento concreto al ruolo guida dell’ENOTURISMO per la ripartenza e la rinascita dell’Italia ‘minore’ dei borghi e delle campagne, dove s’intrecciano le offerte d’esperienza e tempo libero di migliaia di Comuni, a partire dalle 460 Città del Vino, la più importante e numerosa rete di Città d’Identità nel nostro Paese. Impossibile, dunque, non considerare l’ENOTURISMO come volano di benessere e rinascita dei territori ‘minori’ del Belpaese. L’Associazione nazionale Città del vino, fondata a Siena nel 1987, che ieri ha presentato in webinar il ‘XVI Rapporto sul Turismo del vino in Italia’, è il naturale candidato ad accompagnare una nuova alleanza pubblico-privata tra istituzioni locali, cantine e sistema ricettivo per la ripresa di un comparto che valeva nel 2019 oltre 2,65 miliardi di euro e 15 milioni di enoturisti. E che nel 2020 subirà una forte battuta d’arresto, anche se l’estate, con la riscoperta della campagna e dei borghi minori, più congeniali alla nuova vacanza ‘protetta’, potrebbe risvegliare l’interesse per tantissimi italiani verso una forma di turismo ancora a molti sconosciuta, tra vigne, degustazioni all’aperto e piazze bellissime e non affollate.
”Va bene lo sviluppo di servizi e contenuti virtuali che la rete digitale ci può offrire, come tutti abbiamo visto in questi mesi, ma parallelamente dobbiamo lavorare su una nuova accessibilità dei territori: ambienti concreti e reali che vanno resi più fruibili e sicuri”, ha dichiarato il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon. “Questo comporta la necessità – ha spiegato – di riqualificare e creare nuovi sentieri, piste ciclabili, percorsi enoturistici, segnaletica, itinerari ed esperienze culturali, ma anche infrastrutture di servizio e connessioni digitali adeguate ai territori più rurali e svantaggiati dal digital divide. Nell’immediato le cantine si stanno organizzando per superare la fase di ripartenza, ma per il futuro non possiamo pensare che lo sviluppo enoturistico ricada soltanto sulle spalle e sulle risorse dei produttori”. “Anche le istituzioni locali devono essere messe in condizioni d’esercitare il loro ruolo oggi più strategico che mai per lo sviluppo di un turismo del vino ancora più intelligente, sostenibile e rassicurante, che raccolga le nuove sfide e vada nella direzione della nuova agenda economica, più rispettosa dell’ambiente e delle comunità. L’attuale crisi economica e i limiti della globalizzazione saranno superati con il ruolo forte degli Stati e dei governi. Allo stesso modo, lo sviluppo locale, anche enoturistico, vedrà un impegno più forte e incisivo delle istituzioni dei territori, dalle Regioni fino ai Comuni”, ha concluso Zambon. (Adnkronos)