3 Luglio 2024
CronacaPalermo e Provincia

Violenza sulle donne, Istat: 40% chiede aiuto a parenti, 30% a polizia

“La rete di protezione è di fondamentale importanza per le donne vittime di violenza: prima di iniziare il percorso di uscita dalla violenza, il 40% delle donne si è rivolta ai parenti per cercare aiuto, il 30% alle forze dell’ordine, il 19,3% ha fatto ricorso al pronto soccorso e all’ospedale. Si ricorre al pronto soccorso/ospedale più di frequente in Lombardia, Basilicata e Umbria. E’ quanto emerge nel focus ‘Il sistema della protezione per le donne vittime di violenza’ presentato dall’Istat, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio e con le Regioni. in merito alle donne che si recano ai Centri antiviolenza (CAV). In particolare il focus riguarda le donne che si recano ai Centri antiviolenza (CAV), le donne ospitate dalle Case rifugio e le donne che hanno iniziato il percorso di uscita dalla violenza insieme ai Centri e sintetizza i risultati delle rilevazioni svolte nel 2022, riferiti all’anno 2021, e i dati del numero del 1522, rilevati al 31 dicembre 2022.

Un altro importante nodo della rete è costituito dal pronto soccorso e dall’ospedale (19,3%) che, tra le regioni, in Lombardia, Umbria e Basilicata intercettano le donne rispettivamente nel 31%, 33% e 57% dei casi. Nel Lazio, invece, è più alta la percentuale di donne che si rivolgono anche ad altri servizi specializzati (13,5% delle donne del Lazio, a fronte di un 5% a livello nazionale). In Sicilia sono di più le donne che hanno contattato il 1522 (18% contro un dato nazionale pari al 6%), mentre in Basilicata è dell’86% la percentuale di donne che prima di andare al CAV si rivolge alle forze dell’Ordine (contro un 30% del totale nazionale) e al Pronto Soccorso/Ospedale (57% contro il 19% a livello nazionale). In Puglia è maggiore la quota delle donne che si sono recate ai servizi sociali (28% contro un dato nazionale del 15%). Significativa la quota di donne che si rivolge a figure professionali, come gli avvocati e gli psicologi) nelle Marche (29%; 12% a livello nazionale) e in Liguria (18%, rispetto al 9% a livello nazionale). (askanews)