26 Settembre 2023
SaluteTrapani e Provincia

Malattie del cuore in crescita, appello per arginare emergenza

Ripensare le strategie di contrasto alle patologie cardiovascolari (CVD) nel post-Covid, condividendo proposte e priorità per recuperare il ritardo causato dall’emergenza e considerando il territorio quale attuatore di politiche sanitarie efficaci. È questo l’obiettivo urgente che ha riunito oggi per la prima volta rappresentanti delle società scientifiche, dei pazienti ed esponenti della società civile, insieme ad istituzioni e settore privato, all’evento “Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia: la sfida parte dal territorio”, organizzato da Novartis Italia e patrocinato da Health City Institute. Si prevede nel mondo un aumento di morti per cause cardiovascolari che raggiungeranno nel 2030 i 24 milioni di morti all’anno5, che equivalgono a circa 66.000 decessi al giorno.

È come se ogni giorno scomparisse una città come Massa o Trapani. Un aumento da oggi al 2030 pari al 34%5. Un dato che preoccupa gli esperti: in questo anno e mezzo la pandemia COVID ha ridotto le prestazioni ai pazienti cardiovascolari, l’attività diagnostica preventiva e fatto aumentare la mortalità in questa popolazione7. Si è assistito ad una riduzione tra il 50 e l’85% dell’attività chirurgica, del 55% degli interventi di cardiochirurgia, del 75% degli ecocardiogrammi trans esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica, del 10% di nuove diagnosi di scompenso cardiaco e del 30% di invio allo specialista, e ad un aumento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella generale8,9. Eppure, una delle recenti raccomandazioni dell’ITALIAN URBAN HEALTH DECLARATION, promossa da ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani e Health City Institute, ai Governi dei Paesi del G20, è stata quella di un impegno concreto a ridurre entro il 2030 del 25% la mortalità prematura da malattie non trasmissibili, tra cui le CVD sono quelle con maggiore mortalità. Un obiettivo di prevenzione e controllo confermato nella dichiarazione finale dei ministri al G20 Salute lo scorso 12 settembre, ma che alla luce della situazione pandemica rischia di essere seriamente messo in discussione. C’è un ritardo da recuperare ed una situazione complessiva non ignorabile, che vede sommarsi più emergenze poiché il COVID-19 ha interrotto drasticamente le cure ambulatoriali e i percorsi diagnostico-terapeutici di molte altre patologie, come quelle cardiovascolari. Una corsa contro il tempo che necessita dello sviluppo di azioni concrete sia in ambito educativo e culturale, sia organizzativo, coordinate tra mondo accademico, scientifico e politico. Da dove partire? Dalle città e dalle aree urbane: si stima che nel 2050 la percentuale di persone che abiterà nelle città arriverà al 74%. L’Oms stima che il 63% della mortalità globale, sia dovuto a malattie non trasmissibili, e buona parte di questi decessi è attribuibile a rischi legati all’urbanizzazione e alla crescente sedentarietà.

“Le principali patologie croniche e non trasmissibili, prime fra tutte le CVD, sono un problema urbano legato ai maggiori livelli di urbanizzazione, all’invecchiamento della popolazione e agli stili di vita meno sani – ha sottolineato Andrea Lenzi, Presidente Health City Institute – Il ruolo delle città nella promozione della salute, quindi, sarà fondamentale nei prossimi decenni e la lotta alle CVD rappresenta un’opportunità per promuovere la creazione di una rete di collaborazione tra soggetti diversi e lo sviluppo di programmi di prevenzione e gestione della cronicità che tengano conto del controllo dei fattori di rischio CVD, come l’ipertensione e l’ipercolesterolemia, dell’assistenza sanitaria primaria e secondaria, dell’innovazione.” Un invito ad istituzioni, mondo sanitario, accademico e privato a definire un indirizzo comune e ad impegnarsi per un futuro libero dalle CVD, agendo con urgenza per disporre piani e politiche finalizzate a migliorare la salute e la qualità della vita delle persone e garantire allo stesso tempo la sostenibilità e l’efficienza dei sistemi sociosanitari ed assistenziali nel lungo periodo e su larga scala. “Le malattie cardiovascolari rappresentano un banco di prova importante per i sistemi sanitari di tutto il mondo. Come Novartis siamo impegnati ad individuare soluzioni che possano generare un impatto su larga scala come le malattie cardiovascolari richiedono, a beneficio della popolazione. – ha commentato Gaia Panina, Chief Scientific Officer di Novartis Italia – Vogliamo disegnare un nuovo approccio a queste patologie, che contribuisca ad arginare l’emergenza che la società sta affrontando in questo momento, ma anche rafforzare i sistemi sanitari per le sfide che si proporranno nel futuro. E in questo siamo al fianco delle Società Scientifiche, delle Associazioni Pazienti ma anche delle Istituzioni.” (askanews)