”Legittima difesa dossier” in scena al Teatro Flaiano, D’Eusanio: ”In Italia 88 donne al giorno vittime di violenza”
Alda D’Eusanio ieri al Teatro Flaiano di Roma ha aperto “Legittima difesa dossier”, uno spettacolo scritto dall’agrigentina Ilenia Costanza, vietato ai minori di 14 anni, che racconta senza censure la violenza sulle donne, che andrà in scena fino all’8 dicembre. Nel cast Moira Angelastri, Ilaria Bordenca, Brianda Carreras, Ilenia Costanza, Totò Costanza, Cristiana Esposito, Marta Iacopini, Luigi Pisani.
Nella sua ouverture, la giornalista ha descritto la meraviglia e il dramma del genere femminile: “In Italia le donne vittime di violenza sono 88 al giorno, circa una ogni 15 minuti; il 36% subisce maltrattamenti, il 27% stalking, il 9% violenza sessuale e il 16% percosse”. Parla di numeri, fatti, fake news su una parità mai raggiunta, sorride amaramente dell’atteggiamento paternalistico di quanti affermano di voler tutelare e proteggere il genere femminile centellinando insegnamenti spesso discutibili. D’Eusanio pone l’attenzione su una cultura che a tratti sembra ancora voler suggerire ad alcune donne di sopportare senza denunciare. Alda coinvolge il pubblico anche raccontando diverse esperienze personali per poi lasciare la scena al cuore della piece: 14 storie vere di 14 donne, vittime di violenze legittimate da culture e religioni, scatenate dalla furia del branco, generate dalla mente morbosa di padri e compagni deboli, degenerate dalla stanchezza di coppie infelici, scaturite da malsani sensi di inferiorità.
Questo dossier fa i nomi, descrive le modalità, sussurra le emozioni e mostra il terrore di quelle vittime a cui e’ stata strappata l’anima. Tra loro Hina Saleem, 20 anni, uccisa a Brescia per aver amato un ragazzo italiano; Dalia, moldava, venduta dalla nonna a 12 anni; Deborah Rizzato, 25 anni, violentata, perseguitata e assassinata; Franca Rame, stuprata dal branco; Ej Lang, 9 anni, morta per cancrena alle gambe; Alia Sharif Aghil, 14 anni, morta per emorragia dopo la circoncisione; Luigia Mambretti, 63 anni, uccisa a colpi di pistola dal marito; la piccola Greta, 10 anni, uccisa con arma da taglio dal padre; Giovanna Telese, 16 anni, uccisa a colpi di pietra dall’ex fidanzato; Felicia Semeraro, 32 anni, uccisa a martellate dal convivente; Maria Pia Scuto, 41 anni, decapitata dal marito. Storie emblematiche tra quelle delle migliaia di donne e giovani ragazze alle quali e’ stata tolta la voce, negata la possibilità di gridare e chiedere aiuto. Oggi tornare in scena è necessario per riaccendere il disgusto e la rivolta, per provocare una reazione in una società che, non solo è rimasta inerme, ma si è assuefatta al punto da non indignarsi neanche più! Mentre violenza e odio diventano la normalità, al punto da far dire a un giudice che non è plausibile la denuncia di una donna “troppo brutta per essere stuprata”; che un mero efferato assassinio è il frutto di una “tempesta emotiva”. Tutto questo invece fa indignare… fa arrabbiare. E deve pretendere giustizia, perché non è affatto normale”.
“Grandi emozioni ieri sera sul palco del Teatro Flaiano. E grandi soddisfazioni! Grazie all’attentissimo e numerosissimo pubblico alla grande squadra di Legittima Difesa Dossier! Vi aspettiamo fino a domenica 8 dicembre”, si legge sulla pagina de “I vetri blu” che insieme al centro studi “La parabola” – dopo 10 anni dal debutto ad Agrigento ad Agrigento – riportano sulla scena Legittima Difesa Dossier lo spettacolo che fece scalpore e attirò non poche critiche da parte della “morale comune“ per aver dato luce su un palcoscenico a 14 storie vere di violenza sulle donne: storie sconosciute, sentite al tg o viste tacendo dietro la porta accanto”.
“Dieci anni fa – si legge in una nota – fu necessario perché abusi e violenza erano un tabù, una vergogna per le vittime, un dolore da tacere per non essere giudicate; metterle in scena significava porre davanti agli occhi del pubblico inerme verità scomode da denunciare e fermare. Oggi tornare in scena è necessario per riaccendere il disgusto e la rivolta, per provocare una reazione in una società che, non solo è rimasta inerme, ma si è assuefatta al punto da non indignarsi neanche più! Mentre violenza e odio diventano la normalità, al punto da far dire a un giudice che non è plausibile la denuncia di una donna “troppo brutta per essere stuprata”; che un mero efferato assassinio è il frutto di una “tempesta emotiva”. Tutto questo invece fa indignare… fa arrabbiare. E deve pretendere giustizia, perché non è affatto normale